Regia di Jean-Marc Vallée vedi scheda film
Vallée è un tecnico. Uno che costruisce i suoi film secondo i dettami più tradizionali, leviga gli spigoli, legge il manuale del regista e imbastisce i suoi filmetti che si baloccano fra Hollywood e il cinema indipendente, che fa sempre un po' figo. Poi c'infila attori importanti, che portano il sangue necessario affinché la pellicola prenda vita e, come nel caso di "Dallas Buyers Club", addirittura arrivino a un qualche tipo di Oscar. Insomma, è un mediocre tendente all'onesto. Anche con "Wild", il copione non cambia. La brava (e bella) Reese Whiterspoon si carica sulle spalle non solo il pesantissimo zaino ma pure il film, ma non ce la fa, poraccia, a portarlo oltre la mediocrità. Il problema, ribadisco, è nel manico, non suo. Dopo un inizio che fa ben sperare, dove lo zaino è evidentemente la croce di un personale calvario della protagonista, con tanto di corpo martoriato, il film spezza la già poca tensione con i flashback sempre più numerosi e sempre più appiccicosi, melensi, melodrammatici, che riportano alla vita passata di questa Cheryl Strayed: una commistione di lacrime, malattia, droga, sesso e mettiamoci pure il povero cavallo abbattuto, che ucciderebbe qualsiasi trama importante. Certo, c'è il viaggio, ci sono le citazioni colte, (suvvia, potevano mancare?), ma non c'è uno straccio di emozione vera, nessun tuffo al cuore, nessun panorama che respiri, nessuna forza, nessuna vita. "Wild" è un prodotto da supermercato del Cinema, per chi si accontenta, va bene così. Non è pessimo come il Supertramp di Sean Penn, ma solo perché Vallée è più onesto e non punta ad altezze a lui non consone. Bella, invece, la colonna sonora. Un film del tutto dimenticabile.
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