Regia di Jean-Marc Vallée vedi scheda film
Non sta nella pelle all’idea di aver finalmente incontrato una lady hobo (“donna senzatetto”) Jimmy Carter (nessuna parentela), aspirante giornalista che chiede un’intervista ma non concede autostop: in realtà Cheryl Strayed (il cognome se l’è scelto, e indica il deviare dalla propria strada) sta affrontando a piedi e in solitaria il Pacific Crest Trail, 4.286 km dalla California allo stato di Washington. E in effetti, una casa non ce l’ha: ha 26 anni, un’infanzia difficile, una madre morta di cancro in un mese, un matrimonio finito in un tatuaggio, una tendenza autodistruttiva, uno zaino enorme (gli altri escursionisti lo chiamano “il Mostro”), le unghie dei piedi frantumate, qualche libro, poca esperienza e scarpe troppo strette. Mentre procede a piccoli passi colmi di fatica, canticchia canzoni e ammonticchia ricordi: Wild si muove al ritmo della camminata, inseguendo un flusso di coscienza che coincide con il panorama, che si annoda alla natura circostante, intrecciando le urla di rabbia di oggi con le lacrime frustrate di ieri. Reese Witherspoon si carica sulle spalle Mostro e film, Vallée dirige con composta deferenza ma grande abilità di sfogliare le emozioni tramite il montaggio (sotto lo pseudonimo di John Mac McMurphy); e Nick Hornby trae dal memoriale della vera Cheryl uno script capace di salvarsi dallo spettro del “già visto” attaccandosi al personaggio e alla sua semplice, perfino banale, autenticità.
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