Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film
Il sesso come storia complicata, però umanissima, nel senso più evoluto del termine: non un banale e ripetitivo esercizio corporale, bensì un'idea indefinibile, con cui sognare e di cui parlare, e che solo per caso si traduce in fisicità, seguendo, in ogni individuo, una strada diversa. La sua sede è un luogo inaccessibile della mente, dove albergano desideri privi di forma e difficili da verbalizzare. Per questo il sesso è nemico dell'ufficialità, che lo costringe ad assumere una veste comunicabile, e quindi convenzionale ed approssimativa, incapace di toccare il fondo doloroso dell'anima, dove si sedimentano i bisogni più intimi, i dubbi più atroci, le frustrazioni più imbarazzanti. La bugia è il rifugio del segreto personale, ma quando si trasforma in un rito collettivo, diventa, per chi la pratica e per chi la subisce, una gabbia che soffoca la socialità, anche e soprattutto all'interno della coppia. La mancanza di sincerità obbliga Ann, giovane donna imprigionata in un matrimonio ipocrita, a nuotare in superficie, calibrando la sua esistenza sugli angusti spazi dell'apparenza, dove la regola è tacere ed agire il meno possibile. Graham, per contro, l'amico impotente che si ciba di confessioni femminili videoregistrate, si lascia travolgere da un oceano di rivelazioni contrastanti, a volte incomprensibili, ed impossibili da ricondurre ad un comune denominatore, ad un senso universale: un'indigestione di verità che aumenta la confusione ed uccide il mistero. La menzogna è funzionale al gioco dell'amore solo quando è una spontanea manifestazione del pudore e della riservatezza, quando serve a tracciare i confini dell'io, porgendo all'altro una barriera morbida e sensibile su cui posare delicatamente la mano. Tutto il resto è, invece, una falsità scientemente costruita (come quella che circonda la relazione adulterina di John, il marito di Ann), oppure una sfacciataggine eletta a stile di vita e brandita come arma di seduzione (vedi l'atteggiamento ostentatamente spregiudicato di Cynthia). Sensualità è unicamente il pensiero timoroso di uscire, che è frenato non, razionalmente, dal calcolo, bensì, in maniera naturale, dai nostri limiti e dalla nostra insicurezza. Steven Soderbergh conferisce volutamente, a questa sua opera d'esordio, l'alone dell'indeterminatezza, che non è una reticenza studiata, ma lo sfumato tipico dei discorsi filtrati dalla fatica di essere se stessi e, allo stesso tempo, esistere per gli altri.
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