Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film
Ann è una casalinga repressa; suo marito John, un avvocato bellimbusto; Cynthia, sorella della prima e amante del secondo, una donna senza inibizioni. Poi arriva Graham, ex compagno di studi di John che attualmente fa una vita da sbandato: viso soave, modi gentili ma insinuanti, pensa sempre a una sua vecchia fiamma, è impotente (almeno così dice lui), ha il dono di saper fare parlare le persone e lo usa per intervistare sconosciute sulle loro esperienze sessuali; si è così formato una piccola collezione di vhs, che poi rivede nel suo appartamento solitario mentre si masturba coscienziosamente. Il soggetto ripropone lo schema dell’estraneo che fa saltare gli equilibri consolidati, ma Soderbergh vi sovrappone una riflessione profondamente ambigua sulla verità delle immagini: le confessioni in video sono la sublimazione della vita reale o un suo miserabile surrogato? Il finale beffardo non risolve la questione; e noi spettatori non sappiamo, come non lo sa John, cosa si sono veramente detti Graham e Ann dopo aver spento la telecamera. Scrive bene Mereghetti: più che un film di esordio, sembra l’opera di un regista già vecchio e disilluso. Forse un po’ furbetto, ma intrigante e ben costruito.
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