Regia di Cosimo Alemà vedi scheda film
Dopo At the end of the day (2011), Cosimo Alemà torna a dirigere un film pessimista (ma sorprendente) ricco di colpi di scena e azione adrenalinica...
Quattro ladruncoli, partiti da Roma, raggiungono un isolato paesino in provincia di Lecce. L'intenzione è quella di rubare, dall'interno di una Chiesa, una statua molto venerata, quella di Santa Vittoria, dal valore stimato di circa quattrocentomila euro. Durante la permanenza uno di loro, Gianni (Gianluca Di Gennaro), passa una notte assieme ad una ragazza locale, Chiara (Marianna Di Martino). Il giorno seguente, armati di scacciacani, e qualche vera arma, i quattro portano a compimento il furto sotto gli occhi dell'inerme parroco. Velocemente tentano di sfuggire dal paese, ma ogni strada viene loro sbarrata dai residenti, muniti di fucili, pistole e pronti ad uccidere per riparare -con la morte- all'ingiustificabile gesto.
"Quattro disgraziati hanno avuto il cuore di rubare la Santa. Un cuore nero... nero come la sfortuna che li deve trovare!" (Speaker della radio locale)
Cosimo Alemà, regista di videoclip musicali, esordisce alla regia nel 2011 e lo fa con At the end of the day - Un giorno senza fine, un film sorprendente e implacabile: dove, sulla falsariga di Un tranquillo week end di paura, un gruppo di amici si ritrova costretto a fare i conti con la legge della sopravvivenza, passando dal giocare a softair (guerra simulata) alla illogica e spietata battaglia contro "selvaggi" maniaci delle armi.
Due anni dopo Alemà torna sul tema hobbesiano homo homini lupus (l'uomo è lupo per l'altro uomo) ma con una variante non di poco conto: la religione, se mal interpretata (e praticata), trasforma chi si ritiene in grazia di Dio in fiera ben più spietata del lupo. Ne sanno qualcosa i quattro protagonisti, autori di un gesto sì sconsiderato, ma non certo pericoloso e, tantomeno, meritevole di condanna a morte tramite così corporale castigo. Significativo, al riguardo, il discorso di uno dei quattro ladruncoli, Agostino (il bravissimo Massimiliano Gallo), tenuto di fronte ad una classe di ragazze adolescenti -e relative docenti suore- in una scuola cattolica: sulla mistificazione dei poteri forti, tra i quali anche quello temporale che con la paura, la minaccia dell'Inferno e la privazione (soprattutto dei piaceri carnali) mira a tenere sotto controllo il popolo e, soprattutto, i fedeli.
Forte di una ottima tecnica di ripresa (lo stesso regista è anche operatore alla macchina), di una possente e contributiva colonna sonora (a firma di Andrea Farri, con intermezzi dati da alcuni brani di Gianna Nannini, tipo Scegli me), di una sceneggiatura che sprofonda nel modo di pensare -assai ristretto- di una micro comunità arroccata su posizioni reazionarie e intransigenti (una volta tanto l'audio con inflessioni lessicali in presa diretta è un valore aggiunto), Alemà realizza uno spietato (e purtroppo realistico) ritratto di una parte numerosa di cittadini italiani (Nord o Sud nulla è la differenza), ferventi e praticanti nonché ciecamente chiusi al diverso (il pasticcere senza famiglia e la donna non locale, abbandonata dall'amante: entrambi isolati e senza amicizie).
Un filo di speranza è dato dal personaggio di don Paolo, l'unico in grado di gridare, urlare e piangere -sotto stretta ferrea morsa che stringe il cuore- di fronte al gratuito omicidio compiuto vigliaccamente da un cecchino che, del delitto, fa (mala) scuola ai ragazzi locali. Ragazzi che non esitano a malmenare, o prendere a sassate, senza movente, che assistono al linciaggio feroce compiuto in una raggelante cava dalle loro "brave" mamme ai danni del più debole, abbattuto, pentito, indifeso Diego (Michael Schermi): e qui Alemà raggiunge vette di cinema superiore, chiaramente in debito con la mattanza della megera -avvenuta guarda caso in un paesino lucano, guarda caso dove l'influenza religiosa si estende ovunque- interpretata dalla Bolkan nel film di Fulci Non si sevizia un paperino. La santa è dunque un sorprendente film italiano, orientato all'evasione -ma con un substrato di intelligente riflessione- non codificabile in un solo genere e perfettamente in linea con una poetica pessimista e antisociale già affrontata con stile dall'autore nel precedente At the end of the day: quella che vede l'uomo agire spesso esageratamente contro il suo simile, ovvero che fa dell'uomo lupo per altri uomini (si pensi, in entrambi i casi, al finale nichilista).
Disponibile in Dvd nel catalogo 01 Distribution, nel formato anamorfico 2.35:1 e con traccia audio dolby 5.1. Durata della versione: 1h30m49s.
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