Regia di Sidney Lumet vedi scheda film
Ho visto Serpico almeno cinque volte e ho sempre provato l'identica emozione di trovarmi di fronte ad un film magnifico. Lumet poggia sulle spalle di un Pacino in forma smagliante un'opera dal fortissimo piglio etico. Oltre alla struttura portante del rifiuto alla mazzetta l'ottima sceneggiatura dissemina il racconto di particolari efficacissimi che danno ulteriore spessore al protagonista: Serpico che corre a pagare il conto del bar mentre la fidanzata lo abbandona o che va ad aggiungere soldi al parchimetro ad orario scaduto durante un incontro con i vertici istituzionali che tanto dovrebbero aiutarlo ed invece lo monitorizzano affinché non crei scompiglio al sistema. Personaggio principale moderno, anticonformista, onesto all'estremo, artistoide e curioso, ligio al dovere, amante della cultura e della vita, delle donne e del buon vino, della famiglia, degli animali. Il suo è un credo idealista, figlio della buona fede e di valori antichi, intoccabili e quasi utopistici in un'epoca schiava del denaro e della visione individualistica ed ombelicale del mondo. Ad inizio pellicola il primo arresto non è solo conquista, ma condivisione e possibilità di redenzione, concezione di una giustizia utile e giusta. La divisa come simbolo e dedizione ad una causa, quella del bene comune e dell'onestà, che si stampa indelebile nella memoria e nonostante tutto, ad ogni visione, si rinnova della giusta sostanza di cui tutti, nessuno escluso, dovremmo essere fatti. Finale amarissimo.
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