Regia di Elisa Amoruso vedi scheda film
Documentario sul meccanico Pino, in età matura diventato donna grazie a una cura ormonale, e che con il nome di Beatrice ha messo su famiglia insieme alla badante rumena di sua madre e al di lei figlio adolescente.
Al centro di questo documentario, l’esordio in lungometraggio della regista Elisa Amoruso, poco più che trentenne e già sceneggiatrice piuttosto attiva, c’è una storia di quotidianità, di normalità del tutto fuori dagli stereotipi: quella del meccanico Pino, diventato Beatrice e partner di Marioara, badante rumena della sua anziana madre. Già questo non è poco: la macchina da presa va ad approfondire la routine di una coppia sopra le righe e, senza alcun tipo di commento esterno, né parlato né musicale, il film punta a farci conoscere i protagonisti di questa storia nella loro più totale, disarmante banalità. E ci riesce: nei suoi appena settanta minuti di durata, Fuoristrada lascia senz’altro il segno facendoci apprezzare la naturalezza del rapporto fra due persone non più giovani, non particolarmente attraenti, ma che realmente si amano al di là di qualsiasi definizione si tenti della loro relazione e delle loro intime nature. Di intimo c’è però parecchio, nelle parole di Beatrice e Marioara, e del figlio adolescente di quest’ultima; la storia di Fuoristrada è insomma talmente incredibile da non poter risultare altro che vera all’ennesima potenza. Che sia chiaro: la cosa incredibile non è, chiaramente, il rapporto in sé, bensì l’atmosfera di pacifica accettazione che lo avvolge: nell’Italia del 2013 è davvero una sorpresa assoluta. 6/10.
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