Regia di Elisa Amoruso vedi scheda film
praticare il fuoristrada è una passione. prove di abilità nella guida su percorsi stabiliti impervi e pericolosi. ritrovarsi a percorrere un percorso fuori dalle canoniche e ristrettissime strade che la nostra mentalità sociale ci permette, è forse ancora più coraggioso, ma premia sicuramente di più. soprattutto per pino, riscopertosi beatrice e intrapreso il percorso per divenirla, ha dovuto affrontare ogni sorta di ostacolo. che poi pino-beatrice, non è diventato transessuale e non ha effettuato una parziale trasformazione per stare con un vigoroso cammionista slavo. pino-beatrice da donna, è rimasto con marianna, la donna che badava alla madre e che è diventata la sua donna. ciò che sconvolge e che fa pensare in più di un'occasione di essere in una drammedia epocale di almodovar, è quella naturalezza con cui lo stato di pino-beatrice è accolto. passi per la madre anziana; per marianna; passi per il figlio adottivo, ma è il rapporto che ha con i fornitori, i clienti, gli amici di rally che rende limpido e normale ciò che molti(tipo al supermercato)troverebbero un fenomeno da osservare di sbieco con bieca curiosità. il film in sè scorre liscio, financo troppo, perchè sarebbe stato bello vederlo trasformato in un serial, anche se cinematograficamente assomiglia più ad un dossier drammatizzato di raitre. gli "attori" sono tutti "in parte". ovvio che pino-beatrice ruba la scena a chiunque, però i famigliari più stretti, compresa la nonna sono simpatici e soprattutto umani. li senti che esistono, che dietro la bidimensionalità del personaggio proposto dallo schermo, c'è un essere umano che vivrà anche dopo la visione.
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