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The White Storm

Regia di Benny Chan vedi scheda film

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La recensione su The White Storm

di PrivateJoker84
5 stelle

È una bromance eroica l'ultimo film di Benny Chan, giocata tra tre pesi massimi del calibro di Sean Lau, Nick Cheung e Louis Koo. La trama pesca dall'immaginario classico di Hong Kong - di John Woo in particolare (il poliziotto infiltrato, la fratellanza sopra le divisioni, la vendetta, l'heroic bloodshed catartico), senza aggiungere nulla di nuovo al genere. La forza del film risiede nell'ottima scelta delle location (dal parcheggio disabitato per lo scambio, al deposito di container per la scena dell'autoscontro in macchina, al casinò a Macau) per punteggiare le diverse scene d'azione (ormai una rarità in contesti action ben più ricchi, se si esclude qualche eccezione come il sottovalutatissimo Blackhat), e nell'utilizzo dei motivi, altro congegno classico della scena hongkonghese (in particolare il tema musicale del film, utilizzato quattro volte per sottolineare quattro stati d'animo differenti rafforzando notevolmente la progressione narrativa). Trovo invece diverse debolezze in altri punti che sono invece altrove stati indicati come meritori. Mi riferisco alla regia delle scene d'azione. Mentre Hong Kong ha fondato la propria fama sull'estrema leggibilità delle scene action, qui troviamo l'introduzione di due tecniche che dovrebbero essere anatema per ogni fan della produzione cinematografica dell'ex colonia britannica: shaky cam e montaggio disgiuntivo. Vero, l'utilizzo non è bulimico quanto in un film di Zack Snyder, ed è possibile trovare, nel mucchio, diverse inquadrature di qualità, ma la tendenza (riscontrabile, purtroppo, in altri prodotto coevi) c'è tutta, e fa si che le caratteristiche di quello che una volta era il cinema action per eccellenza comincino a sfumare nel piatto caoticismo dell'action americano contemporaneo. Per il resto, a parte qualche stiracchiatura forse eccessiva nelle relazioni del trio e nei moventi delle azioni, ci troviamo di fronte a un buon prodotto d'azione, certamente inferiore alla produzione media passata dell'isola ma altrettanto certamente superiore al 90 per cento della produzione statunitense contemporanea.

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