Regia di Wes Craven vedi scheda film
Il serpente e l'arcobaleno potrebbe essere definito come uno dei film più autoriali di Wes Craven, non fosse per il finale pulp in cui il regista rimarca, oltre al suo feticismo per i corpi carbonizzati, l'umiltà popolana della propria opera. Abbiamo qui un Craven maturo e consapevole, che cita Deodato nel prologo amazzonico come in alcune riprese estremamente grezze, ma allo stesso tempo dimostra un'inedita capacità di rendere palpabile l'ambientazione haitiana che ospita la vicenda. Il sottotesto politico è accennato, anche ovvio, e non a caso il regista ferma lo stolto spettatore che voglia scavare oltremodo in profondità un'opera come questa, la quale si fa apprezzare per le sue atmosfere, per una trama che riesce a catturare l'interesse e per alcune sequenze orrorifiche in cui si palesa tuttora il genio visivo dell'autore.
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