Trama
Nel 1984 il matematico rumeno Sorin Parvu decide di pubblicare una ricerca su una rivista americana senza il consenso delle autorità comuniste. Tale scelta, però, si rivelerà talmente infelice da innescare una serie di eventi che coinvolgeranno le vite di chi lo circonda.
Approfondimento
QUOD ERAT DEMONSTRANDUM: UNA STORIA UNIVERSALE NELLA ROMANIA COMUNISTA
Scritto e diretto da Andrei Gruzsniczki, Quod Erat Demonstrandum fa un salto indietro nella storia della Romania e racconta (in bianco e nero) dell'atmosfera che si respirava nel 1984 quando la Cortina di ferro separava il mondo in due grossi blocchi: quello occidentale, strettamente legato agli Stati Uniti, e quello orientale, connesso con il comunismo sovietico. Per scrivere la storia del matematico rumeno Sorin Parvu e delle conseguenze della sua scelta di pubblicare senza consenso un articolo su una rivista americana, Gruzsniczki si è documentato parlando con persone appartenenti all'ex Dipartimento di Sicurezza dello Stato e leggendo molti libri, come egli stesso ha avuto modo di confermare alla presentazione di Quod erat demonstrandum in concorso al Festival di Roma 2013:«Durante la preparazione, ho discusso molto con persone appartenenti all'ex Dipartimento di Sicurezza dello Stato. Ho scoperto moltissime cose riguardo questa organizzazione, soprattutto dettagli meno conosciuti, legati alla loro vita d'ufficio, apparentemente privi di importanza. Per esempio, riguardo "il trituratore della carta", che diviene per me un elemento emblematico. Naturalmente ho letto molti libri sul periodo, incluso alcuni sul sistema di intercettazione e di monitoraggio. Ho trovato un libro sul matematico Octav Onicescu, dove vi sono raccolte le indagini fatte su costui da parte del Dipartimento. Anche se non ci sono citazioni dirette, l'universo del personaggio interpretato da Sorin Leoveanu, anch'egli matematico, è influenzato da questo libro. Nel volume, ho trovato moltissime informazioni, completamente inutili, sulla vita quotidiana della gente. Informazioni banali, come quelle che oggi postiamo sui social network: il programma giornaliero, cosa e dove hanno mangiato, che film hanno visto, quali ricette culinarie hanno usato. In un certo senso, questa era la parte più triste del libro. Tristezza che si può ritrovare nel mio film.
L'idea iniziale di Quod erat demonstrandum era quella di raccontare la storia di un uomo che - andato illegalmente all'estero, rimastovi illegalmente e diventato in seguito un fuggitivo per le autorità a Bucarest - cerca di far espatriare la propria famiglia. All'epoca, l'espressione usata era "riunificazione familiare". Il film si è poi concentrato su quel che succede alla famiglia rimasta in patria, ovvero alla moglie e al figlio.
La legge della Repubblica Socialista Rumena permetteva tale riunificazione, essendo Bucarest aderente (almeno per scritto) ai trattati di libera circolazione. In realtà, lo Stato rendeva difficile l'espatrio verso l'Occidente. Una "riunificazione familiare" significava il più delle volte anni di attesa per ottenere un visto d'espatrio. Tenersi in contatto con chi era già partito era complicato. Coloro che rimanevano in Romania, invece, vedevano la cosa diversamente, affascinati ma anche invidiosi di tutte le cose buone che i familiari degli espatriati ricevevano: sigarette, caffè, dolci, riviste di moda, vestiti.
Sono giunto a un un film sull'amore, sul tradimento e sulle scelte personali: un tipo di storia che scorre lentamente attraverso gli universi di tre personaggi alle prese con il bilancio della propria vita. In ogni tipo di società esistono delle costrizioni e queste generano compromessi, che possono essere accettati oppure no. Il tradimento, inteso come forma di compromesso, non appartiene a una specifica società. Sempre e ovunque, l'essere umano vuole una vita migliore per sé e per la propria famiglia. Ma a quale prezzo? Carriera, sentimenti, libertà, tutto è in gioco...
Il fatto che la storia si svolga durante il comunismo, spero sia compreso come un elemento particolare ma non definitivo. Da questo "particolare" possiamo trovare una verità universale».
- Premio speciale della giuria al Festival di Roma 2013
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