Regia di Howard Hawks vedi scheda film
Una biografia prima ironica e realistica e quasi folkloristica, poi sempre più enfatica, volutamente esagerata per esprimere la nascita della "leggenda", mimata nei racconti in crescendo dei soldati che ne hanno fatto un mito. Non mi pare contraddittoria né ingenua la lode della bontà che premia, anche se tradisce un fondo puritano, reso in parte verosimile, in parte accettabile nel film grazie a una certa ironia. La madre dura anche negli affetti, il protagonista violento se ubriaco, ma docile nell'ubbidire al fratellino mandato dalla madre a riprenderlo, l'innamorata timida e audace secondo il cliché western, l'ebreo che lo imbroglia ma poi lo tratta meglio, pur senza restituire tutto il maltolto, di fronte alla sua improvvisa conversione. Non c'è "patriottismo rurale", né retorica nel convincerlo ad accettare la guerra. Resta incredibile proprio l'episodio centrale, la cattura di 32 nemici; ma forse vuole essere una "omerica" leggenda ironica. Molto bravo Cooper; forse più furbo che bravo, come sempre, Hawks.
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