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Predestination

Regia di Michael Spierig, Peter Spierig vedi scheda film

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La recensione su Predestination

di mc 5
10 stelle

Fa davvero un po' strano in una multisala in mezzo ai fondi di magazzino estivi (tipo quegli horror di 80 minuti che arrivano da chissà dove) o certe commediacce americane improponibili, vedere in programmazione un gioiello come questo film, prezioso come un diamante raro. E quasi non ci si crede, ma sta anche incassando discretamente al nostro box office. Una pellicola che si configura subito come una specie di ufo, un qualcosa che puoi etichettare solo come la classica "fantascienza distopica" ma poi capisci che anche quella targhetta gli va stretta. Insomma, diciamo che è fantascienza con un pizzico di vintage. Aggiungo che è un piccolo miracolo quest'opera: sì, in un momento in cui le produzioni tendono a semplificare ogni cosa per acchiappare pubblico e dunque gli sceneggiatori in generale non è che si sforzino poi molto, ecco invece questa vicenda scritta secondo i criteri di una storia complicatissima. costellata di salti nel tempo, con personaggi assolutamente ambigui che spesso non sono ciò che appaiono, tra suggestioni da thriller, evoluzioni sci-fi e considerazioni morali. Insomma, è un gran casino, detta come va detta. Eppure succede che proprio questa dimensione "inafferrabile" dell'opera è ciò che la rende irresistibilmente affascinante. Io stesso, dopo averci capito -lo confesso- non molto di una vicenda così articolata e complessa, ho scelto di rivederlo una seconda volta (attenzione, che -pecche mie di comprensione a parte- sono in molti ad affermare che una seconda visione è quasi necessaria per mettere a fuoco ogni aspetto del film). Ebbene, ora tante cose mi sono più chiare ma devo dire che non ogni cosa ancora mi quadra del tutto. Da quanto ho appena enunciato si deduce che: 1) il film richiede allo spettatore una attenzione superiore alla norma, rivelandosi dunque piuttosto impegnativo 2) stilare una trama sintetica è oggettivamente impossibile per una storia così complessa, per cui accennerò solo ad alcuni dei personaggi. Si parte con un'ambientazione resa famigliare da tanti thriller hard-boiled, un bar (ovviamente in piena notte) dove il gestore vede entrare il classico "straniero" e subito s'instaura tra i due un clima di solidarietà psicologica, si siedono ad un tavolo e da lì prende le mosse il film. Precisamente dal racconto della propria vita che lo sconosciuto spiattella al barista. E questa partenza è forse la sola cosa "comoda" che lo spettatore coglie, ignaro di cosa lo aspetta. E aggiungerei che in questo incipit è compresa un'altra delle poche cose chiare della vicenda (ma poi sul finale anche questa si rivelerà più confusa del previsto), vale a dire che in quel bar notturno non si chiacchiera d'altro che dell'argomento del giorno: un pazzo terrorista nascosto (lo chiamano Fizzle Bomber) sta seminando il panico in città coi suoi attentati. Ma il ruolo che da subito conquista lo spettatore non è il barista bensì il misterioso avventore, uno dei personaggi più intriganti che io abbia mai visto al cinema...e qui sarei tentato di descriverlo ma rivelerei il "cuore" del fim e sarebbe spoiler garantito. Il film saltella di continuo tra diverse collocazioni temporali tra cui anche gli anni 60 e da qui proviene un certo retrogusto vintage che io apprezzo a prescindere. C'è una cosa importante che stavo omettendo: si tratta di una produzione australiana, ed è curioso che pervenga nelle sale a ridosso di un altro bel lavoro prodotto nello stesso paese, il grande horror "Wolf Creek 2". Altra cosa che stavo dimenticando sono i richiami da più parte segnalati al Nolan sia di "Memento" che di "Inception" ancorchè il film in oggetto sia stato realizzato con molti meno mezzi. E termino col cast, pressochè perfetto. Ethan Hawke si rivela ancora una volta artista consapevole (lui interpreta di fatto solo film di qualità, non si abbandona alle commediacce quando ha bisogno di soldi come fanno praticamente tutti i suoi attori connazionali) e comunque qui è bravissimo. Noah Taylor, che curiosamente somiglia -vagamente, molto vagamente- allo stesso Hawke. Ma soprattutto sono senza parole di fronte alla gigantesca prova di Sara Snook, attrice australiana che ignoravo e che qui offre una interpretazione sontuosa, che -oso azzardare- non sfigurerebbe nelle candidature agli Oscar. Un film difficile, impegnativo, ma riuscire a penetrarne lo spirito malinconico-vintage dà una soddisfazione che ha pochi uguali.

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