Regia di Michael Almereyda vedi scheda film
Scritta nel 1609 e pubblicata nel 1623, la tragedia Cimbelino è una delle meno famose di William Shakespeare. Con una trama articolata e piena di personaggi, la tragedia del Bardo porta nell'impero romano per raccontare la storia di re Cimbelino, strettamente legato alla figlia Imogene e sposatosi in seconde nozze con una bella e giovane vedova. La donna, resa madre dal precedente marito, spera che il figlio Cloteno sposi Imogene, garantosi in tal modo il rinsaldamento della propria posizione in famiglia. Il fato, tanto caro a Shakespeare, vuole però che Imogene sia innamorata di Postumo, un ragazzo di umili origini che Cimbelino ha cresciuto e formato a corte. L'amore di Postumo per Imogene è tuttavia messo alla prova da Iachimo, seduttore incallito che si vanta di conquiste mai ottenute ma in grado di scatenare una guerra senza precedenti.
Non nuovo a ricorrere ad adattamenti shakespeariani, Michael Almereyda transla il Cimbelino ai giorni nostri e ne realizza un revenge movie post-moderno. La storia, un misto di passioni, motivazioni e grandi fraintendimenti, prende piede a Rome, una cittadina dell'America contemporanea e Cimbelino, anziché essere il re di Britannia, diviene il re di una banda di motociclisti, i Bretoni, che gestiscono il traffico di sostanze stupefacenti in combutta con le forze dell'ordine. Cimbelino ha sposato la Regina, una sofisticata bellezza senza nome le cui mire di potere la portano a intromettersi negli affari del marito: seguendo il di lei volere, Cimbelino si rifiuta di pagare il "tributo" ai poliziotti corrotti, scelta che non fa altro che esacerbare i già delicati equilibri tra malavitosi e forze dell'ordine. La dolce Imogen, figlia di Cimbelino, anziché innamorarsi del subdolo fratello acquisito Cloteno, perde la testa per Postumo, giovane membro di una banda di skateboarder e amico del mefistofelico Iachimo.
Seguendo dunque l'evolversi dell'intreccio della tragedia originale, Almereyda gioca di invenzioni e colpi di scena, destinati in taluni casi a risultare grotteschi e fuorvianti. Sullo sfondo della modernissima Rome, i personaggi parlano con i versi di Shakespeare, ne rispettano le parole nonostante le immagini siano sempre più moderne: non a caso, una maglietta di Che Guevara, i biscotti della fortuna, Dark Eyes di Bob Dylan e una poesia di Emily Dickinson, si inseriscono tra gli eventi e ne determinano o commentano il corso.
Interpretato da un cast all star che comprende Ed Harris (Cimbelino), Milla Jovovich (la Regina), Dakota Johnson (Imogene), Penn Badgley (Postumo), Ethan Hawke (Iachimo), Anton Yelchin (Cloteno) e Bill Pullman (è il padre morto di Postumo), Cymbeline chiarisce sin da subito il tema centrale: "Fear no more", niente più paura, frase che riappare diverse volte durante il corso del lungometraggio. Sicuramente non per tutti, folle, mai scontato e con un pizzico di ironia a far da sfondo, il lavoro di Almereyda (spesso teatrale e sopra le righe) è destinato a incantare gli amanti delle contaminazioni e di opere come l'Hamlet 2000, diretto dallo stesso Almereyda nel 2000, e il Romeo + Juliet di Baz Luhrmann, lasciando che a trionfare sul finale, attraverso un gioco di rivelazioni e scoperte, sia l'amore.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta