Regia di Pier Giorgio Ferretti vedi scheda film
L'atmosfera greve si respira fin dal titolo: se Rompiglioni è l'evidente contrazione di un motto gergale piuttosto volgare - per quanto diffuso -, le gag del film rispecchiano allo stesso modo i costumi di un'Italia che, avviandosi parallelamente sui binari cinematografici della commediaccia erotico-scollacciata, stava cambiando. E in peggio, senza ombra di dubbio. Qui c'è poco da vedere (non è il solito film di caserme piene di Fenech o dottoresse provocanti), ma le situazioni sono di una banalità sconcertante e Franco, senza un Ciccio a reggergli e mettergli in bocca le battute, appare un po' bollito. Cast di caratteristi eccezionali, vera nota positiva di quegli anni (Mario Carotenuto incontenibile).
Il sergente Rompiglioni, lo dice il nome, è un ritardato instabile d'umore che vessa i soldati con i suoi modi rudi. Un gruppetto di matricole gli organizza uno scherzo: approfittando della melomania del sergente, lo spedisce con un finto invito al festival di Castrocaro; Rompiglioni lascia l'esercito per dedicarsi alla musica, ma presto scopre il trucco e corre a ritirare le dimissioni. Ma, a dimostrazione di quanto peso ha nella caserma, nessuno le aveva notate.
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