Regia di Julie Bertuccelli vedi scheda film
Parigi, X distretto. Non è l’inizio di una avventura poliziesca di Nestor Burma, ma il luogo dove si svolge SQuola di Babele, documentario “narrativo” di Julie Bertuccelli, autrice di Da quando Otar è partito, premiato nel 2003 alla Semaine de la critique di Cannes. In una scuola cosiddetta “d’accoglienza”, la regista coglie l’attimo riprendendo (per un anno) una classe molto particolare, dove nessuno è straniero perché lo sono tutti. 24 studenti tra gli 11 e i 15 anni di 24 nazionalità diverse alle prese con l’insegnamento della lingua francese e con il sogno (a volte più dei genitori che loro) di diventare presto perfetti citoyens della repubblica. Le asprezze della lingua di Molière, dagli accenti alle desinenze, diventano sfide da superare con l’aiuto di un’insegnante caparbia, Brigitte Cervoni, molto tenace nel confronto serrato con chi, fino a poco tempo prima, ha parlato solo cinese, o cingalese, o inglese. Momenti singolari (come il ragazzino cileno che ha paura di dimenticare, dopo il processo di apprendimento, la sua lingua madre) si alternano ad altri più convenzionali, mentre a nuocere al film sono soprattutto un eccesso di verbosità e l’idea dominante della lezione “frontale”, non sempre cinegenica. La correttezza politica, però, lo vedrà trionfare in sede di dibattito e nei cineforum, perché l’idea di cittadinanza in fieri che ne viene fuori è edificante.
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