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Il mondo fino in fondo

Regia di Alessandro Lunardelli vedi scheda film

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La recensione su Il mondo fino in fondo

di OGM
6 stelle

Si va lontano per non cambiare nulla. Per portarsi dietro il proprio mondo di sempre, con le solite storie imperfette, con le incomprensioni, con la difficoltà di stare insieme. Il viaggio di Davide è l’infantile rincorsa di un sogno di libertà. Non esiste posto sulla terra dove essere se stessi sia meno complicato che altrove. Si può decidere di essere contro, ma la vita vera si riprende inesorabilmente la rivincita. Tentare di cancellare il passato, le proprie origini, i propri affetti coincide con la paradossale e masochistica utopia di azzerare se stessi, per ricominciare non si sa da dove. È ingenuo Davide, il figlio minore di una famiglia di imprenditori, il quale, contrariamente a suo fratello Loris, non ha nessuna voglia di lavorare nella ditta del padre. Rifiuta, in generale, quella che avverte come l’imposizione di un’esistenza normale, in cui tutto deve corrispondere ai canoni vigenti ed essere tenuto sotto controllo. Davide si sente diverso, ma non ha il coraggio di dirlo apertamente. L’unica soluzione gli sembra la fuga: una decisione presa per caso, in seguito all’incontro con un suo coetaneo, uno straniero, uno sconosciuto, che lo incrocia per strada mentre è sotto gli effetti dell’alcol, che parla a vanvera ed accenna a propositi suicidi. L’uscita di sicurezza è una porticina sgangherata che dà su un vicoletto buio, forse sudicio, quasi certamente pericoloso. Una tardiva ribellione di stampo adolescenziale si sposa con il gusto del rischio, del proibito, di un’esistenza alternativa che si propone come una sfida contro l’universo delle certezze avuto in eredità dai genitori. La Patagonia, una regione ignota, l’estremo lembo di un continente, rappresenta, nei suoi pensieri, la dimensione remota in cui è possibile abbandonare e dimenticare tutto, per trasformarsi completamente. La storia di questo film ci racconta come ciò non sia altro che una patetica illusione. Ce lo spiega con tutta la pazienza del caso, con lo scrupolo discreto di chi  si impegna a seguire gli eventi passo dopo passo, rispettandone le incongruenze e le futilità, le condiscendenze verso i luoghi comuni, che sono chiamati tali perché onnipresenti, costantemente pronti ad invadere il campo, approfittando delle nostre debolezze e disattenzioni. Quella narrata da Alessandro Lunardelli è una vicenda così così, che però ce la mette tutta per diventare importante. Un ragazzo come tanti dice di no al benessere che gli viene offerto, per poter costruire qualcosa di grande con le proprie mani. Si accorgerà che ovunque la realtà è mediocre, per quanto forte possa essere la determinazione a cambiarla. La sua breve avventura dall’altra parte del globo gli darà solo nuove occasioni di inciampare nei propri errori ed in quelli altrui, dimostrandogli come anche a migliaia di chilometri di distanza da casa, dalla cosiddetta civiltà industriale, vi siano cose sporche e cattive, accompagnate dalla solita disponibilità a perdonare e ad andare avanti in qualche modo. Tutto è comunque complessivamente troppo umano per condensarsi in una colossale rivelazione o  in una devastante delusione:  la lezione si riassume nel semplice invito alla sincerità ed all’accettazione, nei confronti di tutti. Nessuno è veramente in pace con se stesso. La felicità non esiste. Ma, con un la giusta disposizione d’animo, se ne può fare a meno. Senza con ciò rinunciare all’emozione dello stupore e all’umile gioia della scoperta. 

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