Regia di Gianfranco Mingozzi vedi scheda film
Al suo secondo film, e dopo un episodio in un altro film, arriva un nome del nostro cinema, che poi non ha resistito alle produzioni ed al periodo a cui purtroppo il nostro cinema è venuto incontro, dovendo venire a patti con un sistema incondividibile. Qui siamo in un argomento di fuoco per il periodo in cui è stato girato il film, quello dei sequestri in Sardegna, che facilmente l’allora sistema politico liquidava come un fenomeno di banditismo e non di un’assenza di stato come in effetti era ed è, e da cui sorgono tutti i nostri fenomeni di malavita organizzata quali la mafia, la camorra e così via. Qui si parte con un fatto privato che ci fa addentrare nei meandri meno sofisticati del problema, ma che ugualmente, attraverso un’atmosfera giusta ci porta nella strada centrale di un cinema che affronta nel modo giusto le tematiche sociali e scottanti del nostro quieto vivere. I maestri di questo genere ci son o tutti e attivamente in forza, ma Mingozzi, rispettando questa strada la fa sua e la armonizza con un cinema che viene dal documentarismo e tiene conto nello sfondo di un De Seta da non dimenticare mai, anche se poi cj si discosta venendo a patti con risvolti più efficacemente rappresentativi. La tematica della terra, dei pastori viene coordinata con un minimo essenziale di storia romantica, ma il resto è cosa più che interessante, e nel finale rimane più che sconcertante la disincronia fra generazioni ed educazioni diverse, con l’esempio dei due personaggi di Nero sulla buona strada di un cinema che poteva portalo molto oltre, e la Rampling che ha proprio in Italia quell’inizio vero che la porterà ad un cinema grande come il suo.
Una storia ched dimostra molto di un mondo sconosciuto
una bella idea di storia e cinema
o dei suoi rari film coraggiosi
bellissima ed enigmatica
un attore che ha saputo scegliere bene nel nostro cinema, che scomparse in maniera tragica
nome e voltoi noto nel cinam intellettuale, ma anche in quello di serie C
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