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House of Versace

Regia di Sara Sugarman vedi scheda film

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La recensione su House of Versace

di maghella
6 stelle

Un film che va preso per quello che è: un tv-movie da vedere di pomeriggio, preferibilmente dopo un programma della De Filippi.

La storia (molto romanzata e patinata) di Donatella Versace poco prima e dopo l'improvvisa morte del famoso fratello Gianni.

 

Gianni, Donatella e Santo Versace hanno messo su un impero dell'alta moda, ogni fratello ha un preciso compito all'interno dell'azienda di famiglia: Santo è l'amministratore, Donatella la PR della situazione e Gianni il capo stilista e perno intorno al quale girano affari, soldi e successo.

Io sono il sole e tu la luna che vive della mia luce riflessa” dice Gianni a Donatella durante una furibonda litigata, e in effetti pare proprio che sia così, nonostante la bionda platinata sorella abbia anche lei un indiscusso fiuto per gli affari. Affari che conduce con non poche spese “di rappresentanza”: “sono più gli abiti che regaliamo che non quelli che vendiamo”, le rimprovera Santo. In effetti Donatella Versace ha avuto il merito di capire prima di tutti l'importanza di utilizzare il mondo del cinema e del grande jet set per pubblicizzare i prodotti della sua azienda. Principesse, attori e cantanti sono i maggiori testimonial degli abiti di Versace in tutto il mondo.

 

Tutto pare andare a gonfie vele -nonostante le non poche incomprensioni- quando il 15 luglio del 1997 Gianni Versace viene ucciso da un serial killer davanti alla sua casa di Miami.

La famiglia Versace cade in disgrazia, Donatella diventa suo malgrado la stilista capo non avendone la forza e molto probabilmente nemmeno il talento. Inoltre il testamento di Gianni lascia tutto alla sua nipote Allegra -figlia di Donatella-, lasciando tutti sorpresi.

 

Donatella per sopperire al grande stress, inizia ad abusare di farmaci e droghe, di cui già faceva uso in passato, mandando in bancarotta tutta la baracca. Naturalmente è un film fiction e quindi alla fine tutto viene infarcito di buonismo e patetico happy end.

 

La storia della famiglia Versace è di per sé interessante, lo sarebbe stata se in questo caso fosse stata raccontata con più sincerità e attenzione ai reali fatti. La regia approssimativa non si prende nemmeno la briga di fare una minima ricerca su quelle che erano le effettive mode e usanze degli anni '80 e '90. Tutto sembra senza tempo, una linea continua tra anni '80 e 2000 senza un minimo di precisazione, tutto abbozzato ma estremamente patinato. Le top model che sfilano in passerella sono addirittura sovrappeso se si pensa a come erano anoressiche nel periodo d'oro della moda italiana, le scene delle sfilate sembrano una copia esatta di quelle della soap opera “Beautifull”.

 

Rimane comunque un film leggero e molto divertente da vedere, un prodotto televisivo godibile. Curiosa la presenza di una Rachel Welch nei panni di “zia Lucia”, sempre in gran forma, che fa quasi sparire di scena la protagonista Gina Gershon. In effetti quest'ultima ha cercato in tutti i modi di interpretare al meglio la Donatella, in qualche caso rendendola una monofacciale macchietta. C'è una cosa che però merita il mio plauso più sincero: la camminata, viste da dietro mentre cammina, la vera e la finta Donatella non si distinguono. Complimenti alla camminata, una stellina solo per quello!

 

 

 

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