Regia di Philippe Garrel vedi scheda film
ARTEKINOFESTIVAL
Un deserto splendido a vedersi, molto meno di certo il trovarsi a far parte integrante di esso, accoglie, senza in ma o senza un sé, una coppia in crisi, con lei urlante di dolore straziante, e lui a tentare di sfuggire, silenzioso ma concreto. Il mondo attorno è come un circuito in cui si finisce per tornare sempre sui passi già calpestati.
La cicatrice sta all'interno, non è visibile, ma parimenti straziante il dolore che ne deriva.
I personaggi che intervengono - un cavaliere perennemente nudo alla ricerca di materiale lavico per forgiare i doni con cui tenta di conciliare le crisi come quella della coppia in questione, un bimbo altrettanto nudo avvolto da una morbida e candida pelliccia che lo ripara dai ghiacci perenni che lo circondano, e che potrebbe rappresentare il frutto negato di un amore ormai agli sgoccioli - tentano di porre rimedio ad una situazione ormai insostenibile e destinata ad inesorabile deriva.
Un film magnetico verso cui abbandonarsi senza necessità di pretendere spiegazioni o chiarimenti che rischierebbero di contaminare la meraviglia di un paesaggio incantato che è ben più che un semplice sfondo, costruito alternando riprese che spaziano dall'Islanda alla Death Valley al deserto egiziano.
Tra gli interpreti una straziante Nico, che recita e canta almeno cinque pezzi di un suo lavoro intitolato Desertshore, il suo compagno dell'epoca e regista del film, il filiforme Philippe Garrel costretto in un'abito che lo stilizza e ne definisce gli esili contorni; ma pure Pierre Clementi, angelo della mancata conciliazione, perennemente nudo tra i ghiacci come in mezzo alla lava; suo figlio Balthazar, e ancora il bimbo Ari (figlio di Nico e illegittimo di Alain Delon), figlio della discordia o desiderato e mai concepito.
Pura, affascinante sperimentazione in capo ad un regista alle prese con i suoi primi passi autoriali, in cui si avverte la ricerca di un indirizzo stilistico verso cui cercare di tendere.
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