Regia di Anna Di Francisca, Zoltàn Horvàth vedi scheda film
Dalla provincia piemontese a Milano, «città della moda». Siamo negli anni 70, Maddalena Sisto, Mad, ha 20 anni. Studia architettura, ma è giornalista, soprattutto, perché guarda ai colori e alle forme, ai tagli con cui i suoi anni si vestono. Anche se al resoconto della parola preferisce le immagini, gli schizzi veloci con cui documentare e commentare quel che le sfila di fronte, sulle passerelle della capitale di abiti e gusto. E, quando a “Vogue” le danno carta bianca, comincia a pubblicare quel che ha sempre fatto, disegni di gracilissime donne abbigliate secondo tendenza, istantanee a matita che sono testimonianze e critiche sottili, affettuose e surreali caricature firmate da una donna che comprende la moda e le sue traiettorie, illuminando ciò che sta dietro e intorno, ovvero il costume, la società, le sue evoluzioni. Quelle, su tutto, della donna e del suo ruolo, sotto le vesti di Armani, Versace, Missoni o Ferré. Anna di Francisca e Zoltan Horvat ritraggono Mad (morta nel 2000) in assenza e HD, con interviste a signorine e signorame di moda, ad amici e amori, affidandosi a parole lasciate, a materiale d’archivio e, soprattutto, a bozzetti e disegni, che a passo uno invadono il film, secondo una ammorbante moda di oggi che ha nel genio retrò di Virgilio Villoresi il principale esponente. Ne esce comunque un omaggio sentito, dalla vocazione (e dal minutaggio) televisivo, che cerca i retroscena d’artista e, dal suo particolare punto di vista, parla di una classe, di un’epoca e di un Paese.
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