Regia di Asia Argento vedi scheda film
Nel 1984 Aria (vero nome di Asia Argento, nata nel 1975) ha 9 anni, i genitori artisti litigano, la picchiano e la abbandonano, a scuola è un genio ma nessuno la capisce, lei tenta il suicidio.
Il (tentato) suicidio di una bambina non può e non deve far ridere, ma quando messa in scena e regia sono furentemente in combutta per renderlo esilarante, anche l'avvenimento più crudo e crudele può assumere nuove e insospettabilmente ridanciane sembianze; il problema principale - o forse il secondario, soltanto dopo l'altezzosa aura artsy, artistoide, che permea l'intero lavoro - è che non siamo al cospetto del nuovo film dei Monty Python's o di un lungometraggio degli autori di South Park: qui il politicamente scorretto è tutto giocato in termini di pathos, a fomentare un gravoso fardello patetico che costituisce l'unico argomento della pellicola. Avete avuto un'infanzia difficile? Non siete gli unici. Asia Argento è però l'unica ad aver avuto a disposizione un budget di rilievo - quantomeno per una produzione italiana - per poter scrivere e girare a modo proprio la storia della sua infanzia, dipingendosi (come ogni bambino fa, d'altronde) quale vittima incompresa di un immenso complotto ai suoi danni: un padre pestaduro e insensibile, che le preferisce la sorellastra; una madre che incarna lo stereotipo antifemminista più becero, stupida e perennemente a gambe aperte; un'amica del cuore su cui è meglio non fare cieco affidamento; un coetaneo per cui perdere la testa e ricevere in cambio solo umiliazioni. Siamo dispersi nelle vaste praterie del luogo comune più stantio e la maldestra regia - opera terza per la figlia di Dario Argento, a 9 anni dal disastroso Ingannevole è il cuore più di ogni cosa - non fa che aumentare questa percezione di fastidio, di irritazione con un atteggiamento inequivocabilmente didascalico che mette insieme quanto c'è di più prevedibile e di banale e fa in modo di rappresentarlo senza grazia alcuna (ad es. si veda la sequenza della lettura del tema: sembra la parodia da college movie di questo tipo di scene, manca solo il microfono che fischia appena la protagonista si avvicina per parlare). Sorprende in positivo la bravissima Giulia Salerno, capace di reggere sneza indugio numerosi primi piani; Gabriel Garko fa quello che può (pochetto), molto meglio Charlotte Gainsbourg, mentre negli altri ruoli centrali troviamo Gianmarco Tognazzi e Olimpia Carlisi, con un cameo di Max Gazzè; particina anche per Anna Lou Castoldi, figlia della regista. In sceneggiatura la Argento è affiancata da Barbara Alberti; alle musiche originali ha collaborato anche Brian Molko dei Placebo. Data la pesantezza del lavoro, occorre chiudere con una boutade: magari, anzichè Incompresa, era meglio intitolarlo Incomprensibile. Mezzo voto in più per la convincente prova della piccola protagonista. 1,5/10.
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