Regia di Asia Argento vedi scheda film
Aria è una ragazzina di 10 anni, figlia di due genitori molto famosi, la madre una musicista e il padre un attore. Aria ha anche due sorellastre più grandi. Nonostante questa numerosa famiglia Aria si sente molto sola e senza amore. I rapporti tra i genitori sono tesi, presto arrivano ad una separazione e la convivenza con le sorellastre risulta difficile e conflittuale.
Un gatto nero randagio diventerà il suo “angelo custode”, il suo solo amico.
Il film si ispira solo in parte alla vera storia di Asia Argento, come dice l'attrice-regista “questa è una storia personale non autobiografica”. Si nota sicuramente una necessità da parte della regista di confrontarsi con un lato della sua personalità nato proprio nell'infanzia, di mettersi a nudo davanti al “suo” pubblico, di spiegare cosa si può nascondere dietro un personaggio adulto: una bambina insicura e bisognosa d'amore.
Il film ha alcuni difetti narrativi, troppi percorsi, troppi personaggi che si accavallano e che fanno perdere in alcuni momenti il filo conduttore unico. Aria è confusa e la sua educazione non è di quelle che una bambina di 10 anni dovrebbe avere: una madre violenta e lunatica, che da il suo affetto con il contagocce, un padre egocentrico e superstizioso, entrambi assenti nella vita della figlia, che la considerano quasi come un errore avuto, un errore nato dalla loro relazione.
La cosa che mi è piaciuta di più (e che mi porta a dargli un giudizio buono) è il tipo di linguaggio che il film ha adoperato per raccontare la storia. Ogni situazione è vista con gli occhi di una bambina, una bambina depressa, con un inizio di anoressia (ricordo che Asia Argento interpretò in Trauma uno dei primi personaggi adolescenziali con problemi anoressici) tipico disturbo a quell'età per attirare l'attenzione dei genitori, che cerca affetto e complicità negli amici di scuola, negli adulti che appaiono come comete nella casa materna, in estranei conosciuti casualmente per strada.
Solo il gatto nero Dac riuscirà a soddisfare questo immenso bisogno d'amore, angelo custode malvisto dai genitori, compagno in gabbia di tutti i trasferimenti tra la casa paterna e quella materna.
Tutte le vicende di Aria sono vissute e raccontare con quell'enfasi e tragicità tipica dei bambini, che vedono la morte come una parentesi teatrale per attirare l'attenzione, la sfida a fare cose eccessive e proibite per arrivare al punto di rottura, che cercano la complicità unica con l'amica del cuore, che sarà la prima vera grande traditrice.
Mi sono emozionata, in qualche caso anche riconosciuta, forse perché il film è ambientato negli anni '80, che sono stati quella della mia prima adolescenza... e ho visto molto di me in quel diario pasticciato e pieno di frasi e fotografie, che rappresentano tanto bene le menti confuse a quell'età.
Brava, bravissima la Charlotte Gainsbourg, che assomiglia in maniera impressionante a Daria Nicolodi. Alcuni personaggi invece sono molto kitch, proprio come quelli dei film di Dario Argento (mi vengono in mente gli improbabili punk notturni che incontra Aria in una parte del film).
Non è un capolavoro, non è un film ottimo, ma sicuramente onesto che vuole dire qualche cosa, forse in alcuni punti in maniera confusa.... ma accade così quando si parla di sé stessi: si vuole dire tutto e si rischia di fare confusione.
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