Regia di Karin Fahlén vedi scheda film
Una ragazza viene bruscamente scaricata da un ragazzo e si ritrova per strada, a Stoccolma. Da questo avvenimento parte un effetto domino che sconvolge le vite di entrambi e di altre tre persone: un’impiegata malata di lavoro, un rampollo di una ricca famiglia di industriali e un giovane scrittore smanioso di notorietà.
Il primo lungometraggio di Karin Fahlén è questo Stockholm stories, film corale che si propone di raccontare, in un affresco sociale ambientato nella capitale svedese, le miserie e gli splendori dei suoi tempi; un po’ eccessivo come obiettivo, in effetti, e la costruzione della sceneggiatura di Erik Ahrnbom (che prende piede da una serie di racconti di Jonas Karlsson) implode molto presto e crolla miseramente. Il peso che la struttura non riesce a reggere è quello di una caratterizzazione dei personaggi quasi sempre monodimensionale e, quanto è peggio, di una narrazione sciatta, che vaga confusa in un montaggio (Fredrik Morheden) frenetico fra situazioni stereotipate e soluzioni prevedibili. In primis, fra queste ultime, l’happy end piuttosto carente di logica – logica che comunque non è l’elemento più solido della trama, va detto. Fra gli interpreti: Martin Wallstrom, Julia Ragnarsson, Cecilia Frode, Filip Berg e lo stesso Jonas Karlsson; il successo del lavoro porterà alla realizzazione della serie televisiva Stockholm requiem (2018). 3/10.
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