Regia di Juraj Herz vedi scheda film
Karel Kopfrkingl, cinereo e macchiettistico direttore di un forno crematorio che gli piace nobilitare con l’epiteto di “tempio della morte”. Ossessionato dai suoi doveri, in una sua personalissima interpretazione distorta della filosofia buddista è convinto che la sua missione sia non solo quella di cremare i corpi, ma di permettere alle anime dei defunti di liberarsi nell’etere. Con l’invasione nazista alle porte e il serpeggiare delle ideologie più populiste e reazionarie, si trasforma progressivamente in fanatico e cambia il suo carattere fino alla mania più patologica e ai più irragionevoli delitti, mentre la fine della Prima Repubblica Cecoslovacca spalancherà le porte al Protettorato tedesco di Boemia e Moravia, alle persecuzioni razziali, alla pazzia più violenta, all’olocausto.
Dietro alla bunomia untuosa di una Cecoslovacchia di fine anni '30, occupata e soverchiata dal giogo del nazionalsocialismo tedesco, il signor Kopfrkingl, signore qualunque, in nome del buddismo tibetano, brucia cadaveri nel crematorio nel nome di una nuova presunta vita futura. Non altro che aforisma della banalità di un male indiscriminato, sorte le candide vesti di morte come liberazione dal male e dal dolore continuo che affligge l'animo umano. Il pretesto di una rivalsa psicologica è puramente promiscuo, all'interno di una dinamica che non lascia alcuno scampo alla volontà umana.
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