Regia di John Boorman vedi scheda film
Una cella. Una prigione. Come ci sono finito?
Immagini, ricordi, voci del passato, frammenti temporali che spingono nella mente, uno dopo l’altro, mosaici narrativi da comporre.
E’ tutto vero o è un sogno?
Alcatraz. Scivolando sull’acqua. Le fughe (im)possibili. Le sfumature del mare. I discorsi.
L’eco dei passi, nei corridoi della memoria.
I colpi di una pistola ad uccidere i fantasmi della gelosia.
Il primo incontro. La pioggia. Lei che si scioglie i capelli. L’alfabeto della seduzione.
Unirsi. Da uno a due. Poi tre. Parentesi di felicità. Perfezione numerica. I sentimenti, le emozioni. Da tre a due. Le ferite, il dolore. Imperfezione umana.
Colano i colori sul pavimento. Intuizioni lisergiche.
La stanza vuota, seduto in un angolo.
Violenze meccaniche, l’auto come strumento di un interrogatorio, collisioni tra ferro e cemento, carne ed interni, lividi e confessioni.
Grida canore, urla di paura, musica ad alto volume a coprire il rumore dei calci, dei pugni, delle botte. Luci psichedeliche ad alterare le percezioni.
Pillole per dormire. O suicidarsi. In caso di bisogno.
Moquette verde chiaro, poltrone imbottite, verde scuro, tapparelle verticali, davanti alle finestre, il giorno filtra, gli uomini discutono. Problemi. Ed affari.
I corpi. Le tende tirate. Il sesso. Le bugie.
Traiettorie per colpire. Linee oblique nell’inquadratura. Architetture urbane. Ponti e larghi canali. Un omicidio. Un pacco legato con uno spago. Dentro: la falsità del denaro.
Se pensavi che volessi sedurti, scordatelo.
I pugni di una donna che bussano sul petto di Walker, tonfi sordi, nessun sentimento verrà ad aprire.
Elettrodomestici impazziti, musica da club tropicale, i colori caldi del legno alle pareti, quelli dell’arredamento, lei che ondeggia, leggermente ubriaca, nel centro della stanza.
Cacciatori di ombre, giostre di abbracci.
Flashback ossessivi, i soldi.
Alcatraz. Teatro dalle tonalità bluastre, palchetti vuoti. Si accendono i riflettori. Sul palcoscenico di cemento si svolge il dramma dell’avidità.
Un solo spettatore, nascosto.
S(i)pari nella mente e nessuna spiegazione.
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