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Senza un attimo di tregua

Regia di John Boorman vedi scheda film

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La recensione su Senza un attimo di tregua

di chinaski
7 stelle

Una cella. Una prigione. Come ci sono finito?

 

Immagini, ricordi, voci del passato, frammenti temporali che spingono nella mente, uno dopo l’altro, mosaici narrativi da comporre.

 

E’ tutto vero o è un sogno?

 

Alcatraz. Scivolando sull’acqua. Le fughe (im)possibili. Le sfumature del mare. I discorsi.

 

L’eco dei passi, nei corridoi della memoria.

 

I colpi di una pistola ad uccidere i fantasmi della gelosia.

 

Il primo incontro. La pioggia. Lei che si scioglie i capelli. L’alfabeto della seduzione.

 

Unirsi. Da uno a due. Poi tre. Parentesi di felicità. Perfezione numerica. I sentimenti, le emozioni. Da tre a due. Le ferite, il dolore. Imperfezione umana.

 

Colano i colori sul pavimento. Intuizioni lisergiche.

 

La stanza vuota, seduto in un angolo.

 

Violenze meccaniche, l’auto come strumento di un interrogatorio, collisioni tra ferro e cemento, carne ed interni, lividi e confessioni.

 

Grida canore, urla di paura, musica ad alto volume a coprire il rumore dei calci, dei pugni, delle botte. Luci psichedeliche ad alterare le percezioni.

 

Pillole per dormire. O suicidarsi. In caso di bisogno.

 

Moquette verde chiaro, poltrone imbottite, verde scuro, tapparelle verticali, davanti alle finestre, il giorno filtra, gli uomini discutono. Problemi. Ed affari.

 

I corpi. Le tende tirate. Il sesso. Le bugie.

 

Traiettorie per colpire. Linee oblique nell’inquadratura. Architetture urbane. Ponti e larghi canali. Un omicidio. Un pacco legato con uno spago. Dentro: la falsità del denaro.

 

Se pensavi che volessi sedurti, scordatelo.

 

I pugni di una donna che bussano sul petto di Walker, tonfi sordi, nessun sentimento verrà ad aprire.

 

Elettrodomestici impazziti, musica da club tropicale, i colori caldi del legno alle pareti, quelli dell’arredamento, lei che ondeggia, leggermente ubriaca, nel centro della stanza.

 

Cacciatori di ombre, giostre di abbracci.

 

Flashback ossessivi, i soldi.

 

Alcatraz. Teatro dalle tonalità bluastre, palchetti vuoti. Si accendono i riflettori. Sul palcoscenico di cemento si svolge il dramma dell’avidità.

 

Un solo spettatore, nascosto.

 

S(i)pari nella mente e nessuna spiegazione.

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