Regia di Felix Herngren vedi scheda film
Allan Karlsson (Robert Gustafsson), il giorno del suo centesimo compleanno, fugge dall'ospizio in cui è ospite: la sua fuga genera una serie di equivoci, con valigie piene di soldi, bande di gangster poco 'professionali' e pasticcioni, poliziotti ancor più inetti, stravaganti persone incontrate per caso ed un elefante che svolgerà un ruolo decisivo nella vicenda.
'Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve' è una rocambolesca e picaresca commedia con elementi da film noir, che il regista Felix Herngren vira in più di un'occasione verso una comicità grottesca e a forti tinte, attraversata da personaggi strampalati, su cui svetta ovviamente Allan, il centenario del titolo, che con levità si fa scivolare addosso la paradossale storia con una perfetta nonchalance - al capo dei rapinatori dice: ''Se vuoi ammazzarmi, sbrigati, ho cento anni!'' - la stessa che, nel racconto della sua vita, narrato in flashback che si inframmezza e spezza la linearità della trama, ha sempre usato anche quando, come una sorta di Forrest Gump nordico, è stato involontariamente protagonista di molti eventi storici, fin dai tempi dell'infanzia.
Strutturato quindi in due storie che procedono parallelamente, 'Il centenario...' è preferibile nella parte 'contemporanea', ricca di gag in gran parte riuscite ed alcune a dir poco esilaranti, come quella dove l'anzidetto elefante toglie dagli impacci l'eterogeneo gruppo formatosi sulla strada - formato da Allan, un altro anziano che gli aveva dato ospitalità, un timido studente fuori età e una donna ex amante di uno dei criminali - minacciato da un membro della gang, mentre la parte in flashback toglie spesso ritmo alla storia principale ed è un po' troppo debitrice del film di Zemeckis, con in ogni caso una sequenza geniale, dove Allan è alle prese con il fratello 'scemo' di Albert Einstein, con il quale non riesce ad organizzare una fuga dalla prigionia per palese idiozia del compagno.
Lodevole lo spirito dissacrante con cui Herngren intesse tutta la vicenda, mostrando un personaggio che, evitando qualsiasi tipo di pietismo, vive la propria vecchiaia in modo attivo e senza piangersi addosso, anche grazie alla straordinaria interpretazione di Robert Gustafsson, appesantito da un trucco (un po' inspiegabilmente candidato all'Oscar) che lo fa sembrare un incrocio tra il Jack Crabb interpretato da Dustin Hoffman in 'Piccolo grande uomo' di Arthur Penn e Bowman-Keir Dullea invecchiato nel fantasmagorico finale di '2001' di Stanley Kubrick.
Voto: 7,5.
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