Regia di Felix Herngren vedi scheda film
Arriva al cinema carico dei numeri del successo in patria e della lunghezza di un titolo chilometrico, Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve dall’omonimo bestseller pubblicato in Italia da Bompiani. E non poteva essere altrimenti. Anche perché sulla carta la storia di questo vecchietto che il giorno del suo centesimo compleanno fugge dalla casa di riposo e finisce coinvolto in una serie di incredibili eventi - tra omicidi, criminali, elefanti e valigie piene di soldi -, sembrava fatta apposta per il cinema. Poi ci ha messo lo zampino il regista Felix Herngren, che cerca di far funzionare il solito meccanismo accalappia-risate delle situazioni paradossali accostate alle (in)capacità di un vecchio. La sua regia però si limita a seguire il gioco muovendosi in maniera piatta, imprigionata nella sua stessa messa in scena obbligata, dove gli aggettivi di riferimento sono naturalmente gli abusati picaresco e rocambolesco. Perché la storia, più assurda che grottesca, vuole anche che l’anziano (un Robert Gustafsson mal truccato per sembrare centenario, tanto da ricordare un po’ Ruggero De Ceglie), nel suo passato abbia interagito con i protagonisti del secolo breve come Truman, Stalin, Franco, Oppenheimer, Reagan, Gorbaciov. Che, nella finzione, vengono appiattiti da una satira priva di mordente, tanto da apparire pericolosamente tutti uguali: simpatiche canaglie.
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