Regia di Stuart Walker vedi scheda film
Il primo film sulla mitologia dell'uomo lupo, in anticipo di sei anni sul più celebre lavoro di Waggner. Nonostante l'importanza storica, di indiscutibile rilievo, rimane opera molto modesta e involontariamente comica.
L'esperto botanico Glendon (Henry Hull) intraprende una spedizione sui monti dell'Himalaya alla ricerca della "mariphasa lupina lumina", una pianta rarissima che cresce solo nelle notti di luna piena. Durante la ricerca viene aggredito da una bestia. Rientrato a Londra, Glendon viene contattato dal dottor Yogami (Warner Oland) dal quale apprende che la pianta è indispensabile per la realizzazione di un siero contro la licantropia. Glendon però scopre lentamente di essere lui stesso afflitto dalla malattia, contratta proprio in Himalaya durante l'aggressione di un lupo mannaro.
"Mariphasa lupina lumina" suona più o meno come "Klaatu barada nikto" (L'armata delle tenebre, 1992) ma non è una frase di rito quanto una pianta - protettiva contro la licantropia - che cresce al chiaro di luna (!) in Tibet e durante la cui ricerca il dott. Glendon subisce aggressione e contagio da parte di un uomo lupo. L'ironia predomina per tutto il film e prova ne sono, oltre i siparietti tra due attempate signore (Whack e Moncaster), la creatura stesa a pugni in un corpo a corpo. Il film è ben diretto e le trasformazioni, classiche con effetto in sovrapposizione, sono efficaci per l'epoca. Ha il pregio di essere considerato il primo film mainstream sui lupi mannari avendo preceduto di sei anni il più celebre - e fortunato - L'uomo lupo (1941).
Curiosità
- Il presunto "tibetano" parlato nel film è in realtà il dialetto cantonese del cinese. Per il resto l'attore borbotta solo parole senza senso.
- JM Kerrigan è l'assistente di Glendon (Hawkins) ma compare anche nel successivo film L'uomo lupo (1941), nel quale interpreta il padre di Evelyn Ankers.
- L'ululato del lupo mannaro, nella versione originale, è una combinazione della stessa voce di Henry Hull con la registrazione del verso di un vero lupo. Si ritiene generalmente che il risultato abbia un effetto molto più realistico rispetto a qualsiasi film successivo sui licantropi, incluso L'uomo lupo (1941). Peccato che nel doppiaggio italiano più recente, tale lamento sia più simile a quello del "gatto in calore" che non a quello del lupo.
- Il segreto del Tibet ha codificato gran parte della mitologia sul lupo mannaro. L'idea che essere morsi da un lupo mannaro sia contagioso, che la trasformazione avvenga durante la luna piena e che i lupi mannari siano un ibrido tra il lupo e l'uomo sono invenzioni create in questa circostanza. Nel folclore popolare, si diventa deliberatamente un lupo mannaro praticando la stregoneria e ci si può trasformare in un lupo in qualsiasi momento lo si desideri. Tuttavia, la leggenda raccontata in questo film, rafforzata da quella di altri che lo hanno seguito, ha fortemente influenzato le opinioni della cultura pop sui lupi mannari, al punto che queste sono ora considerate mitologia "ufficiale".
"Tutti conosciamo la versione di Cappuccetto Rosso e nessuno conosce quella del lupo. Forse ci parlerebbe di solitudine e di orgoglio, di lune favolose e di boschi cancellati dagli uomini." (Fabrizio Caramagna)
Trailer
F.P. 28/02/2021 - versione visionata in lingua italiana (durata: 71'56")
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