Regia di Angelina Jolie vedi scheda film
Dopo aver raccontato il dramma bosniaco con il titolo "Nella terra del sangue e del miele", Angelina Jolie ritorna dietro la telecamera con un biopic, la storia vera di un prigioniero della II guerra mondiale, un americano figlio di emigrati italiani, Louis Zamperini, un uomo che non si è fatto schiacciare, piegare (Unbroken può essere tradotto come “inflessibile”, nel senso che non si piega) dalla discriminazione razziale prima, dalle brutture della guerra poi e dalle violenze della prigionia in Giappone di seguito. Il film è basato sull’omonimo libro e la sceneggiatura è adattata dai fratelli Joel ed Ethan Coen.
Il film è diviso in tre sezioni, che si alternano non sempre in ordine cronologico ed in parte ricordano in qualche maniera altre pellicole, al quale sembra ispirarsi almeno dal punto di vista visivo:
- una prima parte riguarda l’infanzia e gli anni della maturazione del giovane Zamperini, dagli anni ’20 sino ai giochi olimpici del 1936, lì quando il protagonista vincerà la gara dei 5000 mt. alla luce dell’alba del secondo conflitto mondiale (qui il film sembra molto ricordare “Momenti di Gloria” – 1981);
- una seconda sezione (la più bella) incentrata sulla battaglia per la sopravvivenza durante i bombardamenti statunitensi in Giappone, sino all’ammaraggio del bombardiere su cui Zamperini volava e ai 47 giorni di naufragio in mare (qui il film pare molto ricordare “Cast Away” - 2000);
- per poi arrivare ad una terza sezione (meno dinamica e più cupa) della prigionia nei campi di concentramento giapponesi (“Papillon” - 1973).
Si dice che i corridori fondisti abbiano in comune una forte tolleranza al dolore. E’ proprio questa tolleranza che la regista Angelina Jolie riesce bene a rappresentare ad ogni scena ed episodio del film, più e più volte, grazie anche ad un’efficace interpretazione della vita reale di Louis Zamperini (interpretato magnificamente da Jack O'Connell).
La scelta di presentare un biopic puro ha imbrigliato la sceneggiatura, poiché la storia di Zamperini, per quanto suggestiva, sfugge ai percorsi narrativi classici che incoraggiano alla presentazione di un protagonista che vive una gamma più ampia di azioni spettacolari, sicché si arriva alla fase della prigionia in Giappone con poca dinamicità già a ridosso di due ore di film. L'uso di flashback che introducono i ricordi d'infanzia aiuta a ricostruire l’immagine del protagonista senza annoiare.
Angelina Jolie dimostra di essere una brava regista (affiancata da una brigata di elite presa tra le all-stars di Hollywood); rappresenta in maniera lucida e logica la storia, senza sfuggire alla drammaticità e brutalità della guerra e della prigionia.
La porzione migliore del film è rappresentata durante le azioni aeree, a bordo del bombardiere statunitense e nella successiva fase del naufragio interminabile. Molto meno coraggiosa si è dimostrata la Jolie nel rappresentare il comandante del campo di prigionia Mutsuhiro Watanabe, detto "The Bird", una figura infame nella storia del Giappone. Un personaggio che nella storia reale è stato considerato tra i 40 criminali di guerra giapponesi più ricercati. Un sadico che si deliziava nel sottoporre i prigionieri a perverse torture sessuali. Viceversa nella pellicola la Jolie, forse per non dispiacere ad una certa critica con la puzza sotto al naso o forse per guadagnare le simpatie di una più ampia platea di spettatori, non abbozza nemmeno con uno spunto a tale sadismo. Ritengo anche la tale scelta sia anche motivata dall’esigenza di non ledere l’immagine dell’eroe protagonista. Nondimeno la brutalità della prigionia, nell’insieme, viene sufficientemente rappresentata. Forse più coraggio avrebbe reso tale sezione più interessante.
Un film che coinvolge bene lo spettatore almeno per 2/3 dell’intera durata, eccessiva aggiungerei. La regia è talentuosa, scenografia e sceneggiatura sono sempre di gradevole decoro ed in definitiva ne è uscito un prodotto tipicamente hollywoodiano, ma che non è mai banale. Un buon traguardo per Angelina Jolie e merita un’attenta visione.
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