Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film
Dura campare dopo la guerra, tra egoismo, profittatori e pescecani.
*** CONTIENE ANTICIPAZIONI *** Lattuada non è mai stato né ottimista né tenero, e neppure qui si smentisce. Questo amaro ritratto umano dell'Italia dell'immediato dopoguerra doveva corrispondere molto alla realtà, ma secondo me il regista, e gli sceneggiatori Fellini e Pinelli, aggiungono una zampata di pessimismo totale e di disperazione.
Come si vede nei film neorealisti di De Sica, la guerra ha lasciato nelle persone un forte senso di egoismo e opportunismo. Si va dai piccoli gesti personali dei poveracci, ai pescecani che si arricchiscono col contrabbando e la ricettazione (magari degli aiuti internazionali), sulla pelle della povera gente. Di spazio per la compassione e la solidarietà ce n'è poco: ne vediamo un po' in una delle amiche della protagonista (una Giulietta Masina su di giri), nella protagonista stessa e nel suo comprimario afro-americano (Kitzmiller). La prima è una poveretta sbattuta e ferita dalla vita, che si tiene a galla annaspando ma ha ancora un cuore che non è morto; il secondo è un candido, un innocente, uno che ha sempre lavorato onestamente, e non ha mai rubato. E' uno che conosce la gratitudine e sa aiutare. L'ostilità del mondo circostante, però, a poco a poco li soffoca: l'una scappa in America (ha fatto bene?), l'altra nutre speranze impossibili, e l'altro cede alla fatale tentazione del furto e diventa come gli altri o quasi.
Il finale è di un'amarezza assoluta: la fede e le preghiere di lei vengono beffate dagli eventi con crudeltà, e per lui non rimane che la disperazione.
La realizzazione e la recitazione mi sembrano buone, come anche la sceneggiatura. Quest'ultima, tuttavia, secondo me ha un buchetto dove il personaggio di Kitzmiller si fa incastrare dai contrabbandieri, perché non si capisce bene come cada nella rete. Anche il finale così nero secondo me è troppo calcato: la scelta fatale di lui mi sembra un po' troppo pesante per la situazione pur difficile (tra l'altro è a un passo dal confine con la Francia).
La Belopoggio, diva dell'epoca, dà una buona prova, come il viscido Pierre Claudè (il sig. Pierluigi), poco accreditato nei titoli. La Masina è scatenata e Kitzmiller è l'uomo per la parte.
Buon film, solo un po' troppo "vedo solo nero".
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