Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film
Girato in una Livorno ancora rasa al suolo dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e nella pineta di Tombolo, Senza pietà è un film sul caos che sboccia dal fiore marcio che ogni guerra rappresenta. Nell'eterna lotta tra il Bene e il Male di cui anche l'Italia può costituire il campo di battaglia, è ormai difficile distinguere gli schieramenti in gioco. Anche i cosiddetti liberatori provenienti da oltre oceano hanno perso la loro aura mitica di potenti cavalieri senza macchia e ormai trafficano con i borsaneristi e le prostitute di questo lembo del Mediterraneo. Il razzismo è una piaga endemica della società americana, che i soldati a stelle e strisce hanno avuto la bontà di portarci in dotazione insieme al chewing gum, alla musica jazz e alla Coca-Cola.
In questo caos, che si fa sempre più intricato mano a mano che i traffici divengono più pericolosi e i guadagni più difficoltosi, è inevitabile che si arrivi alle pistolettate e, come si dice dalle mie parti, «ino ino piange sempre il più piccino», per cui il nero e la ragazza sono destinati a soccombere. E Lattuada si destreggia bene tra i moli e la violenza di una città distrutta fisicamente e moralmente.
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