Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film
Siamo in clima neorealista, alla seconda collaborazione - dopo Il delitto di Giovanni Episcopo, dell'anno precedente - fra Fellini/sceneggiatore e Lattuada/regista; non sono in effetti molte le novità di questa pellicola piuttosto aderente agli standard del filone: storie di miseria, degrado, disperazione, con finale tragico su cui si posa appena una flebile speranza (qui decisamente più flebile del solito...), in una nazione che coraggiosamente e faticosamente prova ad andare avanti giorno per giorno. C'è l'ingresso della Del Poggio, moglie di Lattuada, come protagonista: avrà il medesimo ruolo anche nei due successivi lavori del regista e del suo fidato sceneggiatore (affiancato da Tullio Pinelli), cioè Il mulino del Po e Luci del varietà, nel quale peraltro Fellini esordisce anche dietro la macchina da presa. Qui il riminese è assistente alla regia, ruolo che comunque aveva già ricoperto in passato, anche con Rossellini (Paisà); il soggetto è di Ettore Maria Margadonna. Fotografia dell'esperto Aldo Tonti, spesso con Lattuada (ma anche con Visconti per Ossessione), che rende l'idea di uno scenario livido, ferito, con prevalenza - come vuole il neorealismo, d'altronde - di scene in esterno; musiche ispirate agli spiritual neri scritte da Nino Rota. Come co-protagonista la Masina vince il Nastro d'argento; completano la parte centrale del cast John Kitzmiller (che era realmente un soldato americano) e Folco Lulli; scene e costumi del quasi esordiente Piero Gherardi, che diventerà collaboratore fisso di Fellini. Non è che Senza pietà aggiunga granchè alla già ben sviscerata (e ormai perfettamente inquadrata) retorica neorealista; ma ciò che mostra è comunque degno di attenzione, a ricordare ancora oggi, a distanza di oltre sessant'anni dall'opera, le grandi doti espressive sia del regista che degli scrittori del film (inevitabile riconoscere in certi bozzetti o personaggi stereotipati il tocco felliniano: uno su tutti, certamente, il sergente interpretato da Kitzmiller, che per la parlata, il sorriso, i modi di fare somiglia più all'idea popolarmente diffusa di nero che a un vero e proprio nero). A proposito: curioso è senz'altro un dettaglio che per il pubblico non passò inosservato, cioè quello che la storia d'amore fulcro della storia sia fra una donna bianca e un uomo di colore; infatti al botteghino Senza pietà non riscosse il meritato successo. 6/10.
La seconda guerra mondiale è finita e Angela prova a ricontattare il fratello, rimasto a Livorno, mentre lei si è dovuta allontanare dalla famiglia a causa di una gravidanza (poi terminata in aborto) fuori dal matrimonio. Non trova il fratello, ma un militare americano di colore, di cui si innamora, e per sopravvivere si ritrova a prostituirsi.
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