Regia di Theodore Melfi vedi scheda film
«Bravi gli attori» non si dovrebbe mai dire in una recensione, o almeno non solo, ma poi ci sono le eccezioni. Per esempio: Bill Murray. Nell’opera prima di Theodore Melfi - già apprezzato regista pubblicitario e qui anche sceneggiatore su base, dice, autobiografica - non c’è nemmeno un’idea davvero originale, piuttosto un campionario di situazioni familiarissime, annodate in uno script che scorre liscio e gradevolmente innocuo, piazzando strategicamente risate e qualche lacrima tra una svolta prevedibile e la successiva. Però c’è Bill Murray, stropicciato e sarcastico, spesso in vestaglia e ciabatte, sempre scorbutico e brontolante. Vive solo e da solo scivola, batte la testa, biascica al bancone del bar, balla Somebody to Love davanti a un juke box, si sbronza, perde ai cavalli, frequenta assiduamente una prostituta russa incinta, insegna al piccolo neo-vicino di casa Oliver a dire le parolacce e a spaccare nasi ai bulli, se lo porta in giro, un po’ Walter Matthau in E io mi gioco la bambina, ma pur sempre Bill Murray. E attorno a lui, una costellazione di felici scelte di casting, piacevolmente in controtendenza rispetto a precedenti ruoli: Naomi Watts spogliarellista dell’est Europa dalla battuta acida e dal cuore d’oro, Melissa McCarthy mamma normale, appena divorziata, che lavora fino a tardi per tenere in piedi la baracca, Chris O’Dowd prete cattolico inusitatamente ironico e iper tollerante. Bravi gli attori, dunque, e per una volta basta.
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