Regia di Philippe Labro vedi scheda film
I due utenti che mi hanno preceduto non hanno tutti i torti nell’individuare i difetti di questo film, non molto originale nella trama e dal finale troppo prevedibile. I pregi, tuttavia, non mancano, né posso dire di essermi annoiato. Tratto da un romanzo dell’Americano Ed McBain, è una coproduzione italo-francese e, in quegli anni, il genere giallo-poliziottesco italiano attraversava una stagione radiosa. Sorretta da una magnifica interpretazione da parte di Jean-Louis Trintignant, nel ruolo per lui insolito di un ispettore di polizia solitario, schivo e tenace, la vicenda si snoda facendo entrare in scena uno ad uno e senza fretta i personaggi che ne sono coinvolti. Si assiste così ad una specie di parata di attori dell’epoca, ognuno perfettamente in parte. Dopo aver seguito con meraviglia i titoli di testa che snocciolano un rosario di facce familiari e indimenticabili, come non divertirsi nell’attesa di vedere apparire via via Dominique Sanda, Carla Gravina, Jean-Pierre Marielle, Sacha Distel, Laura Antonelli, Stéphane Audran... Dominique Sanda è al massimo della sua bellezza. Carla Gravina è doppiata, Laura Antonelli no e il suo personaggio è più convincente. Jean-Pierre Marielle è elegante come sempre e come spesso accade, intrigante. Sacha Distel interpreta praticamente se stesso, Stéphane Audran si concede un’apparizione efficace e lontana dalle figure incarnate per il marito Claude Chabrol. Qualche tempo morto nella narrazione? Risolve tutto Ennio Morricone, con una colonna sonora forse non straordinaria, ma riconoscibile dalle prime note.
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