Regia di Michele Alhaique vedi scheda film
Se escludiamo l'idea che un film debba per forza insegnarci qualcosa, e pensiamo semplicemente che possa raccontarci una storia... "Senza nessuna pietà" è un meraviglioso racconto.
Quella che racconta, è la storia di due brutti anatroccoli cresciuti tra i cigni: per un motivo o per un altro, infatti, i due protagonisti sono inadeguati rispetto all'ambiente che li circonda, e nel quale cercano di confondersi.
Mimmo (P. Favino) è un muratore, sfruttato grazie alla sua possenza, dallo zio anche come estortore.
Tania (G. Scarano) è una escort che si guadagna da vivere spogliandosi tramite webcam o vendendo il suo corpo.
Entrambi recitano parti sbagliate, che non li rispecchiano, e dalle quali cercano di svincolarsi.
Dietro il robusto e burbero Mimmo si nasconde un uomo solo, timido, che ha paura del buio, delle banche, ed evidentemente dei rapporti col mondo.
La biondissima ed apparentemente ochissima Tania è in realtà una donna fragile ed empatica.
Mimmo e Tania sono l'uno il riflesso dell'altra: ed è per questo che sono pronti a salvarsi, a qualunque costo, fino all'epilogo di questo noir.
I due si conoscono in realtà per una fortuita coincidenza, ma l'istinto paterno di Mimmo e il sincero affetto di Tania si percepiscono sin dai primi gesti, e la storia tra i due, nasce così, in punta di piedi.
Non si tratta di una storia d'amore così come siamo abituati a vederla sui grandi schermi, fatta di frasi vuote, uscite a cena e regali.
Il rapporto tra i due è come la fitta trama di un tessuto: solida, difficile da sciogliere.
Poche parole (Favino recita con lo sguardo. Divinamente.), tanti piccoli gesti sinceri.
Ma non perdiamo di vista che Mimmo è pronto a tutto per proteggere la giovane Tania.
E farà certo il passo più lungo della gamba...
Le interpretazioni di tutti gli attori sono memorabili: a partire dai personaggi secondari (cito C. Gioè, perfetto nel suo siciliano; N. Davoli, I. Peynado); fino ai due protagonisti.
Soprattutto, benchè ormai dovrei essere abituata, mi stupisce ed emoziona sempre Favino.
In tutto il film dirà forse cento parole. Ma basta guardarlo per essere totalmente rapiti dal suo personaggio.
Bravissima anche Greta Scarano, che non conoscevo.
Per quanto riguarda la regia il film costituisce l'esordio per Michele Alhaique, che se la cava magistralmente.
Deliziosa la sceneggiatura, che ci trasmette tutte quellesfumature che l'animo umano, proprio per la sua natura a volte fragile, a volte incattivito, a volte vittima e a volte carnefice può provare.
Meravigliose poi la fotografia, e la scenografia, vere chicche della pellicola. I giochi di luce ripercorrono e riflettono proprio la mutevolezza dell'essere uomo, e riallacciandomi al discorso appena fatto, delle sue diverse sfaccettature.
Da vedere!
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