Regia di Michele Alhaique vedi scheda film
Mimmo (Fabino) è un operaio romano sulla quarantina rimasto orfano da giovane e cresciuto dallo zio malavitoso per conto del quale ogni tanto deve fare qualche commissione, come rompere le ossa a qualche creditore. Il cugino belloccio e debosciato (Giannini) lo incarica di andare a prendere una escort (Scarano) per portarla a un festino. Infastidito dalla grevità e dalla violenza che il congiunto usa nei confronti della ragazza, Mimmo lo massacra con una furia incontenibile. Lo zio non è tanto contento dell'accaduto e così lo manda a cercare dai suoi scagnozzi, mentre Mimmo si preoccupa di mettere in salvo la ragazza.
Per il suo esordio dietro la macchina da presa il palestratissimo trentacinquenne Michele Alhaique (lo si è visto recitare in una quantità di film mediocri come Polvere, L'uomo che ama, con lo stesso Favino come protagonista, La prima linea, Qualche nuvola e Cavalli) sceglie una storia cotta e stracotta (da Le conseguenze dell'amore a L'intervallo, giusto per rimanere nel territorio italiano), rallenta l'azione a ritmi da narcosi e si preoccupa moltissimo di dare al suo noir stravisto un taglio da cinema d'autore, con riprese eleganti e stacchi musicali enfatici. Forma (a parte quella di Favino, imbolsito a dismisura per l'occasione) impeccabile, contenuti inesistenti.
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