Regia di Michele Alhaique vedi scheda film
Senza nessuna pietà (2014): Pierfrancesco Favino, Greta Scarano
Sono i corpi disintegrati di un piccolo mondo criminale che costeggia la capitale come la vediamo al cinema. Mimmo, corpo contundente della malavita, gli occhi impregnati di dolore di un Favino appesantito dai chili e dalla coscienza. Tanya, corpo disarmante di giovane donna, scoperto su internet e nelle case di chi può permettersela. Lui deve raccoglierla e consegnarla, come un bagaglio che perderà ogni valore al ritorno. Sceglie di difenderla, è l’impeto pietoso di un attimo che diventa atto di violenza cieca e sensata.
Senza nessuna pietà (2014): Adriano Giannini
L’equilibrio sporco e silente si rompe, i corpi sono braccati e liberi, possono tuffarsi in una speranza di vita che li tradirà. Alhaique all’opera prima sceglie il filtro del genere per mettere in scena l’archetipo, personaggi di una semplicità e di un impatto che ce li rendono veri nel tempo di uno sguardo, paesaggi che raccolgono l’eredità dei maestri (Audiard, su tutti, una sequenza immersiva al sapore di ruggine e ossa), attori capaci di portare il fardello dell’esistenza nello spazio tra capo e collo (Favino, fermo e grave, echeggia il Locke di Steven Knight) e di accantonarlo nell’interstizio di uno specchio (Greta Scarano, meravigliosa creatura affacciata verso la bellezza ancora possibile). Un esordio sentito e cercato, coraggioso e talora onestamente naïf: cattura per l’urgenza di raccontare quello che resta, alla periferia di una città traslabile ovunque, all’umanità che rivendica con i mezzi del Caso un destino segnato.
Senza nessuna pietà (2014): Michele Alhaique, Pierfrancesco Favino
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