Trama
Mimmo (Pierfrancesco Favino), un manovale agli occhi di tutti rispettato ed esemplare, si occupa in realtà di riscuotere crediti con metodi poco ortodossi per conto dello zio (Ninetto Davoli) che lo ha allevato come un figlio. Deciso a riscattarsi da una vita che non lo appaga più dopo l'incontro con la giovanissima escort Tania (Greta Scarano), Mimmo si ritroverà ad un bivio, dovendo scegliere tra lo stare con la sua famiglia e il mettervisi contro.
Approfondimento
SENZA NESSUNA PIETÀ: UN NOIR ROMANO
Scritto da Andrea Garello, Emanuele Scaringi e Michele Alhaique, Senza nessuna pietà rappresenta il debutto alla regia del giovane attore Michele Alhaique, e racconta la storia di Mimmo (interpretato da Pierfrancesco Favino), un muratore che si dedica al recupero credito con le cattive per conto dello zio e datore di lavoro Santili (portato in scena da Ninetto Davoli) tra i quartieri poveri di Roma. Il mondo in cui egli si muove è segnato dall'avversione (reciproca) con l'arrogante e viziato cugino Manuel (impersonato da Adriano Giannini) e dalla presenza dell'amico soprannominato 'il Roscio' (supportato da Claudio Gioè) ed è un universo di regole e gerarchie chiare, in cui sopravvive solo chi non commette sbagli. Giusto o sbagliato che sia, quello è l'unico contesto che Mimmo abbia mai conosciuto finché un giorno nella sua vita irrompe Tania (interpretata da Greta Scarano), una giovane donna consapevole del fatto che gli uomini sono disposti a pagare per averla. Inaspettatamente, Mimmo e Tania sono costretti a trascorrere una notte e un giorno insieme, un lasso di tempo all'apparenza breve ma utile a farli ritrovare uniti dalla necessità di sentirsi amati e di fuggire da un destino già tracciato.
Con la direzione della fotografia di Ivan Casalgrandi, le scenografie di Sonia Peng, i costumi di Mariano Tufano e le musiche di Luca Novelli e Yuksek, Senza nessuna pietà è stato presentato nella sezione Orizzonti del Festival di Venezia 2014, occasione in cui lo stesso Alhaique ha spiegato le intenzioni della sua opera: «Sono sempre stato affascinato dalle storie di esseri umani che combattono ogni avversità per riscattare la loro situazione di vita. Mimmo è un lavoratore tranquillo e instancabile. Fa quello che ha sempre voluto fare, è uno scalpellino. Figura forte e imponente, può sembrare spaventoso a chi non lo conosce. Egli osserva il mondo intorno a lui con gli occhi di un bambino curioso, guardandolo come se non gli appartenesse e senza mai giudicarlo. Tania è il punto di svolta che travolge la sua esistenza, lo sperone che lo risveglia dal torpore di una vita di immobilità, per fargli scoprire che ci sono altre cose per cui vale la pena di vivere.
Sono due individui solitari, estranei l'uno all'altra e a se stessi. Eppure il loro incontro dà vita a qualcosa di unico. Il loro straordinario legame si inserisce nella tipica struttura del noir, in cui colui che cerca non dà pace a chi fugge. L'oscura e squallida città avvolge i protagonisti con il suo polveroso alone quando si rifugiano negli edifici di periferia, lasciando le loro tracce sul sudicio e logoro asfalto. Ho lavorato alla sceneggiatura per dare ai personaggi principali una profondità dall'ampio respiro con l'obiettivo di infondere alla storia un tono quasi epico.
Ho fatto del mio meglio per consentire agli attori di esprimersi in totale libertà nei loro movimenti. Ho usato una camera a mano per seguire ogni loro gesto. Per il ruolo di Mimmo, sin dalle prime fasi della sceneggiatura ho pensato a Pierfrancesco Favino. Avevo bisogno di un attore che non solo interpretasse il ruolo ma che avesse il coraggio di donarglisi totalmente con la mente e il corpo. Lavorare con Ivan Casalgrandi, sempre attento a catturare ogni minima emozione degli attori con la camera a mano, mi ha permesso durante il montaggio di avere a disposizione una scelta molto ampia di possibilità con cui sviluppare l'evoluzione dei personaggi scena dopo scena.
Volevo raccontare il mondo di Mimmo attraverso i suoi occhi, come se la camera sentisse il battito del suo cuore. Mi auguro che questo riesca a far immedesimare gli spettatori con i personaggi e che li coinvolga senza filtro alcuno. La giungla di cemento, in cui i protagonisti vivono e che contribuiscono anche a creare, diventa ancora più struggente quando Mimmo e Tania fuggono al mare: lo spazio improvvisamente si apre e inizia a respirare, i confini crollano e fanno crollare le identità dei personaggi insieme a loro. L'apertura degli spazi intorno a loro è in relazione diretta con i vincoli in cui vivono: i cantieri, gli edifici e le strade di periferia, rappresentano una semplice idea, una percezione della solidità del mondo materiale. Alla fine, tale solidità diventa inaspettatamente un elemento che non protegge ma che, al contrario, schiaccia, in contrasto con un mondo di emozioni che invece si sta aprendo.
Ho impiegato tre anni a realizzare il film, o forse tutta la mia vita. Ho cercato di coinvolgere effettivamente ogni collaboratore, attore e produttore, in modo da far cogliere loro l'essenza di ciò che volevo raccontare. E grazie al lavoro di tutti la mia immaginazione è cresciuta. Perché, alla fine, il cinema non è altro che la singola espressione di un gruppo di persone che hanno lavorato insieme per raccontare una storia».
Note
Un esordio sentito e cercato, coraggioso e talora onestamente naïf: cattura per l’urgenza di raccontare quello che resta, alla periferia di una città traslabile ovunque, all’umanità che rivendica con i mezzi del Caso un destino segnato.
Trailer
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Commenti (4) vedi tutti
poco verosimile noir di periferia, farcito di personaggi odiosi nobilitato però dall'inedito sentimento del brutale protagonista per la escort indifesa. Bravo come sempre Favino, Gioè troppo ripugnante, specie nel brutto finale. L'adorabile Greta Scarano, una bellezza non per gusti dozzinali, ha reso indimenticabile il suo personaggio.
commento di gherritCome dice il regista divquesto film, il cinema non è altro che la singola espresione di un gruppo di persone che hanno lavorato insieme per raccontare una storia, e sono d'accordo, bel film, se ha vinto un premio speciale a Venezzia se lo è meritato in pieno...
commento di LòrgNo buono...quando vedo attori di fiction televisive, passare al cinema rimango un pò sconcertato, tutto il film si regge su Favino, la escort non e bella quindi non rende (ma si capisce perchè sta nel film, nd), Giannini troppo ostico come faccia per qualsiasi schermo. Morale ? Certo non si vedrà mai 2 volte.Voto 4
commento di ivcaviccFilm crudo che abbastanza a sorpresa si rende efficace e godibile in molti punti senza quasi mai perdersi in percorsi gia' usati in altri contesti Cinematografici.Bene gli Attori.voto.7.5.
commento di chribio1