Espandi menu
cerca
Sonno profondo

Regia di Luciano Onetti vedi scheda film

Recensioni

L'autore

undying

undying

Iscritto dal 10 giugno 2002 Vai al suo profilo
  • Seguaci 127
  • Post 42
  • Recensioni 3009
  • Playlist 58
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Sonno profondo

di undying
8 stelle

Un sincero (e originale) omaggio alle atmosfere del cinema italiano giallo/thriller Anni '70, realizzato da una coppia di fratelli argentini che poi prosegue sulla stessa linea con il più compiuto Francesca (2015).

 

locandina

Sonno profondo (2013): locandina

 

Anni '70, Locri, Italia. Un feroce assassino uccide una fotomodella brasiliana, Monica Mele. Ma qualcuno ha visto e, peggio, fotografato e ricatta il killer inviando foto compromettenti. Sullo sfondo di ricordi di infanzia, evocati da disegni e pupazzi, si consuma un altro delitto, mentre l'autore si avvicina -opportunamente guidato da indizi- all'incontro con la verità: chiusa, custodita, occultata in una stanza di ospedale.

 

"Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria." (Iscrizione su una lapide del cimitero)

 

scena

Sonno profondo (2013): scena

 

L'argenti(a)no Luciano Onetti, supportato dal fratello Nicolás e da Daiana García, realizza il suo primo lavoro cinematografico, a metà tra corto e lungometraggio (circa un'ora). Decide di omaggiare il giallo italiano degli Anni '70 e, in particolare, le ultime opere di Mario Bava e le prime di Dario Argento. Prendendo in prestito stilemi e atmosfere, pressochè fotocopia, da Quattro mosche di velluto grigio e Profondo rosso, Onetti ricrea (titoli di testa e coda compresi) un film che sembra essere stato realizzato proprio in quella epoca: a cominciare da filtri colore che danno un aspetto vintage (toni sbiaditi, spuntinature e salti di pellicola), per poi proseguire con una colonna musicale -composta da cadenze tipiche di Morricone e dei Goblin- che è di unico e fondamentale accompagnamento sonoro al girato; l'inserimento quasi maniacale e feticista di oggetti d'epoca (automobili, televisori, telefoni, mangianastri, macchina da scrivere, Playboy con le gemelle Kessler in copertina, un giallo Mondadori e l'immancabile J&B) va di pari passo con l'uso predominante della soggettiva, mentre l'azzeramento di dialoghi (praticamente un film muto) fa spazio alla "significante" soundtrack.

 

scena

Sonno profondo (2013): scena

 

Tutto il girato è realizzato da un punto di vista parziale, senza che mai vengano inquadrati i protagonisti, che sono poi lo stesso regista e la collaboratrice Daiana. Il referente omaggio -quasi sacrale- al cinema di Dario Argento introduce e guida il girato per oltre metà tempo: così abbiamo riprese in dettaglio di disegni e bambole, queste ultime mosse da mani guantate; le stesse mani che sfoderano rasoi e lame, con le quali infliggere ferite mortali alle ignare vittime e da ripulire dal sangue sotto l'acqua corrente di qualche fontana. Dettagli di occhi, bocche, piedi: mai una ripresa in campo lungo. Sonno profondo prosegue in questo modo per oltre mezz'ora sembrando essere, addirittura, una estensione, dilatazione, di momenti tipici dei migliori film di Argento. Ma poi il regista argentino compie una svolta significativa, si allontana dalla norma e dalla risoluzione psicologica caratteristica dei finali del filone omaggiato per agganciarsi, ormai in chiusa, all'unico momento di dialogo, quello iniziale con il telegiornale che rende conto di un mortale incidente automobilistico. Onetti realizza un finale metafisico, con risoluzione del giallo in un cimitero, riuscendo a staccarsi dai cliché per dare invece uno scossone allo sviluppo della storia. Inutile aggiungere che, alla luce della svolta conclusiva, lo spettatore comprende, anche solo a livello inconscio, il perché di quel "senso di straniamento" opportunamente suggerito dallo stile di ripresa in dettaglio e soggettiva.

 

scena

Francesca (2015): scena

 

In conclusione, considerato che si tratta di un low budget girato in Argentina  (anche se tutto ambientato in Italia), il risultato finale è sorprendente: Onetti scrive, dirige, interpreta, compone la colonna sonora e, in ognuna di queste attività, riesce a dare il meglio, ottenendo un ottimo risultato. Non a caso Sonno profondo, per quanto film sperimentale e a tratti (volutamente) criptico, raccoglie critiche entusiasmanti al Festival di Sitges del 2013, motivo per cui i due fratelli ripercorrono la stessa tecnica, stavolta con maggior dettaglio e con una trama più classica, un paio di anni dopo realizzando l'altrettanto interessante Francesca.

 

scena

Sonno profondo (2013): scena

 

Italian giallo's

L'imponente numero di pellicole (ben oltre cento) realizzate in Italia -nate sulla scia dei modelli firmati da Mario Bava e Dario Argento- ha estimatori in tutto il Mondo. Omaggiate ovunque e anche da Autori spesso insospettabili, a distanza di tempo vengono ancora esplicitamente citate e celebrate. L'esempio sincero di LucianoNicolás Onetti non è certo un fatto isolato: in precedenza la coppia belga Cattet e Forzani aveva battuto la stessa strada (utilizzando addirittura le colonne sonore originali di certi titoli) con lo splendido Amer e poi con il seguito Lacrime di sangue (orig. L’étrange couleur des larmes de ton corps). Così come il tedesco Andreas Marschall, già autore del bellissimo film ad episodi Tears of Kali, con Masks non fa segreto di apprezzare il clima metafisico e macabro di Suspiria.

 

locandina

Masks (2011): locandina

 

E sono poi gli italiani stessi (anche se più in ritardo) a ricordarsi di un genere "nostrano" che ha lasciato il segno, facendo scuola, nella storia del cinema: I Manetti Bros realizzano il curioso Paura, Zampaglione, dopo il pregevole Shadow, ci (ri)prova con Tulpa, Albanesi con Il bosco fuori e Ubaldo Terzani horror show, mentre Luigi Pastore (supportato da Antonio Tentori, sceneggiatore e anche interprete) dice la sua nel curioso Come una crisalide. Né è da dimenticare la meritevole opera di recupero e divulgazione attuata nel tempo da William Lustig, regista del celebre Maniac, che all'estero ha curato le edizioni home video dei gialli italiani, inseriti nel catalogo della Blue Underground.

 

scena

Amer (2009): scena

 

Con What the waters left behind (2017), titolo ovviamente inedito nel nostro paese, stando a quanto riportato sul Nocturno cinema attualmente in edicola (n.185 pag. 20), sembra che gli Onetti abbiano intrapreso una svolta per orientarsi verso un'altra loro grande passione: l'horror americano di Hooper e Craven

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati