Regia di Víctor García vedi scheda film
Horror totale, in odor di zolfo, che non scende a compromessi. Discreta la sintesi tra due diverse concezioni stilistiche: una più classica e implicita adottata nel primo tempo, che ben si adegua al passaggio verso una seconda parte più agitata e nevrotica. Sul tutto aleggia un'ombra, sempre inquietante, ch'è poi quella di una strega.
Il vedovo americano David Reynolds (Peter Facinelli) si trova in Colombia con la futura moglie, di prossime nozze, Lauren (Sophia Myles) con l'intenzione di riportare a casa, per partecipazione al matrimonio, la figlia Jill (Nathalia Ramos). La trova in compagnia di Gina (Carolina Guerra), cognata di origini colombiane, e un fidanzato locale. Per recuperare il passaporto necessario al rimpatrio, il gruppo deve fare un lungo viaggio sino al paese natio di Gina, la quale suggerisce di prendere una scorciatoia. La strada è in pessime condizioni e un improvviso temporale rende difficoltoso il percorso ma, nonostante gli avvisi di un agente locale che suggerisce di percorrere un'altra via, il gruppo prosegue. Una frana coinvolge il mezzo obbligando a chiedere aiuto presso La collina del patibolo, un vecchio albergo in disuso scorto in lontananza, che prende il nome dalla località in cui sorge. Apparentemente unico abitante, l'anziano Felipe, pur con parecchie riserve, ospita i viandanti...
"Si chiamava Elena. Era una bruja, una strega. I tribunali spagnoli la impiccarono qui, a Gallows Hill, nel diciassettesimo secolo. Trent'anni fa, Felipe trovò un vecchio rinchiuso, con quei simboli antichi. Lo lasciò uscire ma era Elena la strega. Non la si può uccidere. Se la uccidi ti possiede. Quando si impossesso' di sua figlia, Felipe costruì il box per rinchiuderla." (Il capitano Ramon)
Produzione americana destinata alla regia di Víctor García, cineasta spagnolo già distintosi per la direzione di alcuni interessanti film destinati direttamente al mercato home video, tra i quali Return to house on Haunted Hill (2007), Mirrors 2 (2010) e il nono capitolo di Hellraiser (Revelations, 2011). Non è infatti un caso se questo The damned (noto anche come The Gallows Hill) sia infatti un film realizzato con molta cura e particolarmente efficace proprio grazie ad una regia dinamica e coinvolgente. Tutta la parte iniziale poi, sino all'arrivo dell'albergo, sembra omaggiare il gotico italiano di fine Anni '60, con rimandi non casuali al notevole Contronatura di Antonio Margheriti, film con il quale condivide più di uno spunto. Per cominciare (quasi) tutti i protagonisti hanno qualcosa da nascondere, qualcosa di molto grave che deve essere scontato, per contrappasso, in adeguata pena. Non suona strano, quindi, che per vie avverse (ma certo non aleatorie) siano finiti proprio nella "collina del patibolo", quella che da' nome alla località (Gallows Hill) in cui sorge un tetro e indefinito albergo, chiuso dal Dicembre del 1978.
Suggestioni anche da Shining (la vecchia foto risalente al '78 della piccola Ana Maria, adolescente allora come ora) e derive -nel secondo tempo- alla Evil dead, ne fanno in conclusione un onesto e riuscito divertissement in grado di soddisfare l'appassionato di horror. Sia di quell'horror più moderato, con un primo segmento più classico, che di quello più esagitato e caratterizzato da possessioni, voci deformate e insoliti punti macchina che rendono -volutamente- talvolta assai angosciante il climax del film. E poi, quando fulcro dell'entrata in scena dell'irrazionale è da attribuire ad una (condanna di) strega (La casa di Mary insegna), automaticamente diventa irresistibile e impossibile non restare incantati di fronte allo schermo. The damned naviga nelle sulfuree acque dei film "de paura" standard, certo, ma con qualche felice trovata (ad esempio il costante ed avverso clima atmosferico) che contribuisce a renderlo decisamente interessante.
"È cominciato tutto con un segreto. Tutti ne abbiamo. Quelli di ognuno sono diversi. I più non sono fardelli molto pesanti ma alcuni segreti possono distruggere tutto ciò che ami." (David Reynolds)
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