Regia di Raoul Walsh vedi scheda film
Sorta di biografia romanzata del pugile James J. Corbett, detto Gentleman Jim, che alla fine dell'Ottocento conquistò il titolo mondiale dei pesi massimi. Proveniente da umile famiglia, unico dei fratelli, studiò al college. In un mondo di rozzi pugilatori, Jim coltivò l'interesse per la letteratura (in particolare per Shakespeare e il suo "Amleto") e per le buone maniere, a motivo del quale gli fu affibbiato il soprannome che dà il titolo originale al film di Walsh. Film che si guarda volentieri, perché è costruito con brio e ironia, anche grazie ad alcuni tormentoni che accompagnano la vicenda dall'inizio alla fine, come quei "i Corbett se le danno!", oppure "vogliono il signor Corbett!". È molto simpatica anche la scena del ricevimento al club, durante il quale Walter, l'amico di Jim, non avvezzo alle buone maniere, fa una figuraccia dopo l'altra. Certo, vi sono alcuni particolari che ormai suonano desueti, come le scene di corteggiamento tra Jim e la spocchiosissima figlia del senatore Ware (fra l'altro, non si capisce dove vada a finire il suo fidanzato Carlton); in particolare, l'ultima sequenza, durante la quale Victoria dichiara di amare Jim, sa di falso e conferisce a tutto il finale un'aria di tirato via che il film, nel suo complesso, non meriterebbe. Buona la prova di Flynn, fin troppo leccato, e del gigante Ward Bond, nella parte del rude Sullivan, "l'uomo più forte del mondo". Giudizio: più che sufficiente. (2 dicembre 2007)
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