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Sentieri selvaggi

Regia di John Ford vedi scheda film

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giansnow89

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Sentieri selvaggi

di giansnow89
10 stelle

Pietra miliare.

Esiste una sorta di inconsapevole dialogo fra i due masterpiece di John Ford, l'archetipico Ombre Rosse Sentieri selvaggi. Nella pellicola del '39 ci lasciamo con un John Wayne vincitore sugli indiani, minaccia latente e strisciante per i tre quarti della durata del film, e in conclusione solo marginalmente pericolosi. Un Wayne che anela a una famiglia e ad un ranch e vede agli indiani solo come a un ostacolo che si frappone fra sè e il suo obiettivo ultimo: un ostacolo pari a tanti altri (i Plummer, o i suoi stessi compagni di diligenza). Lo ritroviamo qui, nei panni di un solitario reduce dalla guerra di Secessione, segnato dalle intemperie e dall'odio. Là era il primo uomo che si prefissava di trasportare il genere western a una dimensione più domestica, familiare, tranquillizzante, e il più lontana possibile dall'avventura tanto per fare avventura. Qua è l'ultimo uomo della Frontiera, l'ultimo baluardo che la difenda dall'incombente e spietato sopraggiungere della civiltà. In un certo qual modo Wayne è l'incarnazione stessa del western: lo è sempre stato per quanto riguarda il genere, ma qui è anche rappresentazione dell'idea stessa di cinema western, non solo del suo percepito nella cultura di massa. Ethan Edwards per tre volte torna a casa e per tre volte la ripudia: è il western che non vuole tornare all'ovile, non ha intenzione di morire di normalità e di noia e fino all'ultimo opporrà strenua resistenza.

 

In Sentieri selvaggi anche gli indiani assumono una luce diversa rispetto a Ombre rosse. Là paura fumosa e dai contorni indefiniti, qui latori di messaggi di morte, subito, in maniera traumatica. E' potente e drammatica la sequenza dell'incendio del ranch degli Edwards: Ford ci fa spettatori del triste palcoscenico della morte senza mostrarci né l'atto fisico delle uccisioni né i cadaveri. E' sufficiente l'odore, e il dolore, per intuirla ed esserne schiacciati. La morte in The Searchers è costantemente il convitato di pietra, solo evocata per amplificarne la portata e la distruttività. Tuttavia la morte è anche feconda generatrice delle storie di Ford e delle storie western. La banda indiana dei Comanche, che stermina la pacifica famigliola degli Edwards, ne distrugge il ranch, rapisce le due ragazze, cos'è, ancora una volta, se non un atto di ribellione del genere alla quiete e alla noia, e tenta di sparigliare le carte, creare un diversivo, conservare e perpetuare se stesso? I Comanche non fanno altro che restituire a Ethan un senso e un obiettivo, lo sradicano dall'odiato focolare domestico cui aveva per inerzia dovuto fare ritorno. Da qui in poi Ethan, insieme col suo "quasi nipote" Martin, fa quello che gli riesce meglio: vagabondare e odiare, odiare e vagabondare. Ethan è lo yin che cerca di rincorrere il suo yang (gli indiani nemici e malvagi) in un mondo in cui tutto sta mutando e la grande epopea si sta accartocciando e implodendo: ovunque vediamo bande di indiani mansuete e inquadrate nella civiltà, i Comanche del capo Scar sono solo una particella di sabbia in un deserto di desolante normalità. Ethan e Scar sono due facce della stessa medaglia, come lo saranno in seguito Armonica e Frank in C'era una volta il west

 

Mai come in questa opera la Monument Valley ci appare in tutta la sua sublime maestosità. E' la rassicurazione continua a noi e a Ethan che il western esiste ancora, e che non è ancora tempo di urbanizzazioni, e di locomotive, e di mettere su famiglia. La fotografia di questo film è semplicemente mozzafiato. Ethan-Wayne non sconfessa qua il suo duro ruolo di risolutore (è uno sporco lavoro ma qualcuno lo deve pur fare, anche se quel qualcuno è un fallito pieno di rancore), e riporterà Debbie a casa, con una delicatezza paterna che non avremmo mai pensato. Del tipo "non aver paura, che John Wayne ci sarà sempre, in qualunque forma, con qualunque carattere, con qualunque storia alle spalle, in qualunque film tu lo troverai". Dopo aver riconsegnato la principessa al suo legittimo castello, chiuderà coscientemente e definitivamente la sua terza e ultima porta, riconoscendo all'avventura, al mondo di fuori, alla Monument Valley, al genere western la sua sola e indefinita ragione di vita. Western, John Wayne e John Ford sono davvero un'unica trinità indistinguibile.

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