Regia di John Ford vedi scheda film
Solita, becera propaganda di stato. Gli americani, i gringos, son tutti fighi e maschi, dai sani principi. I selvaggi invece sono barbari, ignoranti, perdenti. Del resto, bastano due americani (di cui uno ferito) a fare il mazzo ad una trentina di comanches egualmente armati ma sgraziati e inetti. Il personaggio di Wayne sarà pure psicologicamente tratteggiato ma è un razzista da due soldi che concede l'unica eccezione alla sua regola "indiano uguale morto" ad una parente e ad un ragazzo indiano solo per un ottavo. Ah, c'è poi l'indignazione di Martin per la morte della sua sposa indiana che è un grande passo sul sociale. Dopo averla presa letteralmente a calci (che tanto è una selvaggia, c'è abituata) però. Ethan d'altro canto è tanto sbruffone da presentarsi al capo Scout prendendolo in giro nel suo stesso campo indiano, il tutto senza essere scotennato a vista. Gli indiani inoltre sono tanto bruti e cattivi che le donne che entrano in contatto con loro diventano pazze e deliranti, vederle tutte riunite in uno stanzone che sembra un reparto psichiatrico è d'impatto e serve a capire quanto brutti e cattivi siano i pellirossa. Doverose le quattro stelle perché in fondo il film è solo lo specchio di una società e non deve pagare lo scotto di valutazioni sociali; è un western di buona fattura ed offre allo spettatore esattamente ciò che si aspetta di trovare. Buona la fotografia.
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