Regia di John Ford vedi scheda film
Per qualcuno - anche qui - si tratta del miglior western di Ford; per qualcuno del miglior film di Ford; per qualcuno (il mitico Cesare di Piombino) addirittura del miglior film d'ogni tempo. Io continuo a preferire, nella stessa filmografia di Ford, le opere nelle quali ha messo le mani il genietto della sceneggiatura Dudley Nichols: "La pattuglia sperduta" (1934), "Il traditore" (1935) e "Ombre rosse" (1939). "Sentieri selvaggi", grande film al tempo stesso epico e tragico, sarebbe un capolavoro assoluto, a mio parere, se non indulgesse ad ingenui siparietti comici e alle incruente scazzottate che magicamente risolvono tutti i problemi... e più amici di prima. Le immagini della prateria, della Monument Valley, fotografate in VistaVision, con gli improvvisi agguati dei Comanche e gli studiati contrattacchi dei "cercatori", mozzano il fiato. Ed è inconsueto il ruolo di John Wayne, lui probabilmente alla sua prova più matura e riuscita, cui è affidato un personaggio finalmente non tutto positivo. Uscito sconfitto dalla Guerra di Secessione, il suo Ethan Edwards sembra un personaggio della Bibbia, con tanti saldi principi morali, ma con poca pietà per chi non è (o non è più) come lui. Senza peraltro capire che il capo indiano Scar (o Scout, com'è tradotto in italiano) non è che il suo alter ego con la pelle rossa: ed infatti il vecchio soldato, alla fine, si ripaga di quello che ritiene irrimediabilmente un selvaggio, con un terribile occhio per occhio, scalpo per scalpo.
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