Regia di Paolo Poeti vedi scheda film
Dall'omaggio all'oltraggio il passo è tristemente breve: questo La farfalla granata ci mostra in maniera fin troppo eloquente come infangare la memoria di un talentuoso calciatore dal carattere sopra le righe che scomparve a soli 24 anni, per uno stupido investimento stradale, nel 1967: Luigi - meglio noto come Gigi - Meroni. La pellicola pseudo-celebrativa di Poeti (mestierante della fiction sponda Rai) è una sequela di insulti alla realtà, alla logica, alla persona di Meroni e soprattutto al cinema (o alla tv che dir si voglia, data la destinazione del prodotto); Alessandro Roja, scelto come protagonista, è - a voler essere carini nei suoi confronti - inadeguato e fuori parte, e basti anche solo considerare che la storia del film prende piede quando Meroni viene comprato dal Genoa e ha 19 anni: Roja ne ha 35, cioè quasi il doppio, e si vedono tutti benissimo. Per tacere della sua dizione balbettante e dello sguardo monoespressivo, che comunque alla lunga risultano doti perfino superiori del resto del cast, nel quale l'unico nome degno di nota è quello di Francesco Pannofino, impegnato niente meno che nei panni di Nereo Rocco. Il trauma fondamentale dell'intera operazione sta comunque nella sceneggiatura di Mauro Caporiccio, Grazia Giardiello e Roberto Jannone, ricavata dal romanzo omonimo di Nando Dalla Chiesa: sgraziata, disequilibrata cronologicamente (basti solo pensare al titolo: nonostante la farfalla sia 'granata', cioè del Torino, il film parla più tempo dei due anni trascorsi da Meroni al Genoa che degli oltre tre nella squadra piemontese), tralascia componenti basilari della vita del protagonista (l'amicizia fraterna con Poletti è appena accennata, per es.) e si sofferma sulla chiacchierata love story con Cristiana Uderstadt, certo importante per capire il Meroni-pensiero e il suo stile di vita, ma in ogni caso elemento fra i tanti della sua breve esperienza terrena (per dire: di calcio giocato si parla davvero poco, e quello era il mestiere - nonchè la missione, anche in senso artistico - di Meroni). Infine, a umiliare qualsiasi pretesa di credibilità storica, ecco lo scioccante finale in cui il giocatore esce dal campo dove ha appena giocato la sua ultima partita (anche se ovviamente lui ancora non lo sa) in una irragionevole standing ovation, immediatamente dopo aver segnato un gol; la realtà purtroppo fu molto più impietosa: Meroni infatti lasciò lo stadio dopo essere stato sbattuto fuori da un cartellino rosso. Ecco, in questi piccoli dettagli - ma dalla grande rilevanza - si evince il pressappochismo con cui La farfalla granata è stato messo in scena; il rischio è chiaramente quello non solo di mancare il tributo al protagonista, ma addirittura di schernirlo stilizzandolo e descrivendolo con particolari agiografici assolutamente fuori luogo e non richiesti. Delude fortemente anche la colonna sonora (Vito Abbonato e Andrea Ridolfi), che per cento minuti consecutivi ripete un jingle-plagio del riff di Day tripper dei Beatles (che, fra l'altro, sono citati in apertura: Meroni nel 1962 scommette candidamente che presto sfonderanno - quando in Italia manco si sapeva lontanamente chi fossero, visto che esplosero solamente nel 1963 e, agli inizi almeno, a livello locale inglese). 2/10.
Vita (breve) e opere (sul campo e fuori) di Gigi Meroni, centrocampista di Genoa e Torino morto prematuramente a soli 24 anni nel 1967.
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