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Senso

Regia di Luchino Visconti vedi scheda film

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La recensione su Senso

di Demian
6 stelle

Diciamo la verità (per una volta senza il timore di macchiare l'onore di un indiscusso genio del cinema italiano come Visconti): "Senso" è un film affascinante e noioso, dinamico (nell'uso geniale del colore) e lento (nell'evolversi della narrazione). Non si può certo restare indifferenti di fronte ad una così sicura "padronanza cromatica": ogni singolo fotogramma potrebbe essere idealmente estrapolato dalla pellicola per farne un quadro, e ogni quadro sarebbe - al pari del film - un'opera immortale. La recitazione degli attori è senz'altro ad altissimi livelli, anche se forse un pò troppo teatrale. Ma venendo al punto dolente (il ritmo) c'è da dire una cosa: è vero che il melodramma ha le sue regole, e che un film come questo le rispetta in modo ineccepibile, ma è altrettanto vero che un film non è fatto di sola estetica formale (la perfezione immaginifica dei singoli fotogrammi non è dunque più sufficiente); le "dinamiche interne" di un universo complesso e affascinante come quello rappresentato dl film di Visconti avrebbero meritato, a mio parere, sintesi ritmiche più agilmente concepite. E' pur vero che le dilatazioni temporali hanno la loro importanza nel cinema, rappresentano anzi una delle sue più affascinanti potenzialità, ma è altrettanto vero che un uso non dinamico di un mezzo pericolosamente statico come questo rischia di banalizzare una pellicola che avrebbe potuto essere uno dei maggiori capolavori della storia del cinema. Dicendo questo, probabilmente, ho commesso peccato mortale, attirando su di me l'odio di molti cinefili... perdonatemi ma questo è, secondo me, un film necessario ma decisamente sopravvalutato.

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Ultimi commenti

  1. Inside man
    di Inside man

    Condivido in toto, e credo che quello della non perfetta padronanza del ritmo complessivo (andrà pure peggio nel Gattopardo) non sia l'unico difetto di un grande film "operistico" comunque ricchissimo di pregi. Inoltre c'è da aggiungere che fin dalla sua uscita ha sempre giocato da formidabile volano critico il marchio imposto da Aristarco, uno dei più noti (e sopravvalutati) critici ideologizzati dell’epoca, di film-caposcuola dell'attesa nuova corrente cinematografica in grado di soppiantare l'amato/odiato neorealismo (allora già entrato nel declino della sua prima, folgorante, fase). In realtà il tempo ha dimostrato come il tanto celebrato "realismo storico" abbia avuto il fiato assai corto e soprattutto ben pochi seguaci di rilievo, mentre al contrario l'influenza della rivoluzione neorealista non si è mai del tutto arrestata, giungendo anzi fino ai giorni nostri in una sorprendente molteplicità di forme artisticamente scintillanti e apparentemente inesauribili (per non citare delle innumerevoli occasioni in cui è stato affrettatamente dato per morto e sepolto). Altro ci sarebbe da dire su alcuni punti della sceneggiatura, su certe scelte interpretative rispetto al testo letterario, tutt'altro che mediocre, di un Camillo Boito oggi finalmente riscoperto (altro equivoco sostenuto per decenni dai recensori), sui discussi e a volte discutibili eccessi di figurativismo estetico (senza mai giungere in questo caso all'infondata accusa di didascalismo). Più lo rivedo e più mi ritrovo a perseverare nel peccato mortale di ritenere Senso un capolavoro mancato.

  2. jonas
    di jonas

    Sono perfettamente d'accordo con la recensione e con il commento di Inside man (anche sul fatto che Il gattopardo accentua i difetti di questo film). Gli darò una stella in più, ma per me Visconti ha fatto di meglio.

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