Regia di Ben Ketai vedi scheda film
Ispirato a fatti realmente accaduti: “Nel 2013 il crollo di una miniera di carbone di Brackett Coal nel Maine, lasciò un gruppo di minatori intrappolati a 200 metri di profondità, questo è ciò che successe”- questo l'incipit del bellissimo film “Beneath” di Ben Ketai, che consiglio a tutti di vedere.
A tutti quelli che sanno reggere per più di 80 minuti la forte tensione e il senso di claustrofobia che questo film crea. Un solo superstite rivedrà la luce, questo ci viene svelato al primo minuto del racconto, che fa immediatamente un salto all'indietro nella storia di 4 giorni precedenti al ritrovamento. Un gruppo di minatori festeggia l'ultimo giorno prima della pensione di George Marsh. Alla festa al pub ci sono anche la moglie e la figlia Judith -diventata da qualche anno avvocato ambientale- ritornata da New York per l'occasione. Judith decide di andare l'indomani, l'ultimo giorno di lavoro del padre, in miniera con lui e i suoi colleghi, approfittando così dell'occasione per compilare un rapporto sulle condizioni della miniera da inviare al suo studio legale.
La miniera non è posto per giovani donne, e la presenza di Judith non è vista di buon grado da tutti, alcuni pensano che porterà sfortuna. Judith da canto suo è molto a disagio, e solo dopo pochi metri di profondità inizia già ad avere un senso di malessere, si sente comunque rassicurata dalla vicinanza del suo ex ragazzo e dalle norme di sicurezza che ci sono intorno a lei.
La scavatrice meccanica incontra un blocco nella parete di carbone, c'è una violenta scossa e una frana. Qualche morto, un ferito e un gruppetto di superstiti che si rifugia nella stanza di salvataggio una volta che le pale smettono di immettere aria pulita dall'esterno.
Ci vogliono 72 ore prima che i soccorritori riescano a portare in salvo i sopravvissuti, dopo sole poche ore si manifestano all'interno della miniera strani fenomeni.
A cosa sono dovuti? Fantasmi? Senso di claustrofobia? Mancanza di ossigeno? Strane visioni?
Il film procede a ritmo serrato, è proprio il caso di dire che non lascia respiro, nemmeno a noi spettatori che vediamo la storia al sicuro in casa nostra.
Ben presto la stanza di salvataggio diventa troppo piccola per il gruppetto di persone sopravvissute, che iniziano a sentire all'esterno urla e lamenti. Pensando che siano quelli dei compagni feriti, formano una piccola squadra di salvataggio ed escono all'avanscoperta.
Visioni.
La scoperta di una vecchia galleria dove negli anni '20 sparirono senza essere mai più ritrovati 19 minatori.
I sopravvissuti iniziano a diventare inspiegabilmente violenti, a sparire o a morire misteriosamente. George, Judith e il suo ex ragazzo cercano la salvezza tramite una vecchia galleria abbandonata.
Solo uno verrà tratto in salvo.
Cosa rende questo film molto avvincente? Per quanto mi riguarda l'ambientazione in cui si svolge la storia: la miniera. Un intestino di nero carbone, cunicoli strettissimi in cui si rimane incastrati, la mancanza di ossigeno e quindi di lucidità. I fantasmi con i loro orrori appaiono via via che nel cervello comincia a mancare l'aria. La macchina da presa va vicinissima alle pareti di carbone e ai volti dei personaggi, noi che guardiamo ci sentiamo sporchi e si cerca avidamente una via di scampo in completa empatia con i protagonisti.
Anche se fin dalla prima immagine si è a conoscenza del finale, si vuole ugualmente scoprire il mistero della montagna, che si mangia uomini e li nasconde per sempre nelle sue profondità.
Suspance a non finire, per un film che non utilizza il mockumetary, che si avvale di ottimi attori tra cui nella parte di George March il buon Jeff Fahey (che per me rimane l'eterno “Tagliaerba”).
Note Personali:
Immediatamente dopo aver visto il film volevo inserire il mio voto sulla scheda sul sito. Panico: non trovavo la scheda sul sito. Ho ammattito (e fatto ammattire un amico) nella ricerca di una cosa che già c'era e che io nella mia solita confusione non vedevo. Mancanza di lucidità-la mia- nonostante abbondanza di ossigeno.
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