Regia di Joss Whedon vedi scheda film
Che fatica. Quella di Joss Whedon per ottenere la formula migliore con la quale raggiungere il miglior equilibrio possibile tra le componenti schizzate del team Avengers. Lavoraccio già al primo capitolo, gestire tante primedonne senza svilire né trascurare nessuno: roba da super-algoritmi, accordi e vincoli contrattuali, conta al millesimo di secondo del minutaggio riservato. A conti fatti, l'esperienza precedente è servita. Insomma, funziona meglio l'assemblaggio e la chimica dei personaggi, così come l'introduzione e l'interazione di quelli nuovi, in particolare i gemelli Maximoff (in breve, per usare le illuminanti parole di uno dei vendicatori: «lui è veloce, lei è inquietante») anche se Pietro Maximoff/Quicksilver era decisamente più incisivo (e divertente) nella versione vista in X-Men: Days of Future Past. Lei - Wanda/Scarlet Witch -, d'altro canto, è un bel grimaldello per scardinare i toni fumettosi, giocosi in favore di quelli più cupi: l'atmosfera ne guadagna (e del tipico humour Marvel, che ha fatto il suo tempo, non vi sono che residui inerti), mentre un senso di angoscia, sul finale, prevale, complice la deriva cupa dell'intelligenza artificiale Ultron - un villain riuscito, non privo di una costruzione psicologica adeguata e sapida - così come la "nascita" del suo opposto Vision, potentissima creatura pura e ingenua.
Finiscono qui le virtù di Avengers: Age of Ultron. Non molto, in verità: le aspettative erano ovviamente elevate, eppure manca quel senso di epica, di evento veramente speciale che aeva saputo creare The Avengers. La ricerca spasmodica di quell'equilibrio di cui sopra, ma soprattutto il rispetto dei rigidissimi protocolli alla base dell'ineffabile Marvel Cinematic Universe, e forse finanche una comprensibile stanchezza (Whedon dovrebbe aver concluso la sua avventura con Disney/Marvel), non permettono ai Vendicatori un passaggio oltre, una evoluzione. Le dinamiche, dopotutto, sono sempre le stesse, lo stesso dicasi per inneschi narrativi e visione d'insieme: la sensazione che ci si trovi di fronte ad una mera riproposizione (mai cambiare la formula vincente), è forte e senz'altro fondata. Così ci si accontenta che lo script instilli idee suggestive (la pericolosità dell'intelligenza artificiale, certo, ma anche la mai doma arroganza dell'uomo, nella fattispecie quella di Tony Stark per averla resa possibile) senza mai approfondirle. D'altronde, si dirà, è soltanto un cinefumetto: è intrattenimento. Però proprio in quest'ottica il film delude: le sequenze d'azione non sono granché (non per un blockbuster di cotante dimensioni), soggiogate come sono al facile ricorso di famelici effetti speciali e la CGI che si divorano ogni cosa, sense of wonder compreso. Il resto - riferimenti all' "universo condiviso", rivoli sentimentali (nell'occasione le origini e la famiglia del meno interessante dei Vendicatori, Clint Barton/Occhio di Falco, ed inoltre la singolare liaison tra Natasha Romanoff e Bruce Banner), cameo di Stan Lee, comparsa salvifica di Nick Fury, la recitazione impostata, telecomandata (si distingue un minimo Elizabeth Olsen nel ruolo di Scarlet, probabilmente perché è una new entry ma pure perché, oggettivamente, è una gran bella figliuola) - è ordinaria amministrazione. Ecco, proprio il termine "ordinario" forse esprime nel migliore dei modi il pensiero post-visione di Avengers: Age of Ultron.
Un altro pensiero, maleducato, "tromesco", che invece s'insinua lungo tutto il film, riguarda la coppia Vedova Nera-Hulk ... Non fossimo al riparo tra le pale da mulino bianco della gaia casa disneymarveliana avremmo ben visto Scarlett Johansson (lei non può che scatenare idee zozze) copulare furiosamente col gigante verde ...
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