Regia di Richard Brooks vedi scheda film
Film d'impegno civile, nel miglior filone del regista, ben diretto e bene sceneggiato, i cui 101 minuti scorrono via che è un piacere. La gioventù dei ghetti è descritta in questo film secondo schemi assai datati e sembra quasi angelica rispetto a quella che sarà raccontata nei film del decennio successivo e di quelli seguenti. Da ragazzo ricordo di avere visto un film intitolato Classe 1984, che aggiornava le tematiche del Seme della violenza: l'aggressività degli studenti si era fatta più sfacciata e penetrante; condita di arroganza e di un linguaggio volgare e blasfemo, arriva ad irrompere nella stessa abitazione di quell'insegnante che non accetta di piegarsi alla prepotenza di studenti oramai più consapevolmente ribelli rispetto ai colleghi del 1955. Nel film di Brooks è ancora l'ignoranza a farla da padrona, figlia di condizioni sociali disastrose, tipiche di ghetti multietnici, dove crescono giovani con famiglie rovinate dalle guerre (la Seconda Guerra Mondiale e subito dopo la Guerra di Corea). Quello di Richard Brooks è un approccio "sociale" alla materia del film, laddove quello di Mark L. Lester, regista del «remake» di quasi trent'anni dopo, ha finalità quasi esclusivamente spettacolari.Questo è cinema sociale tipicamente democrat e d'impostazione ottimistica, tanto che la storia si conclude con lo happy ending di prammatica: la punizione dei malvagi impenitenti e il ravvedimento degli studenti recuperabili. Il senso dell'operazione è riassunto negli occhi saettanti di Glenn Ford (eroe senza macchia e con poca paura) e nel volto scuro ma luminoso di un giovane Sydney Poitier.
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